Un’operazione dei carabinieri ha portato all’arresto di 19 persone coinvolte in un vasto traffico di cocaina e crack attivo nella città di Salerno e nei comuni di Pontecagnano Faiano e San Mango Piemonte. L’intervento è scattato questa mattina con l’esecuzione di un’ordinanza del gip di Salerno che dispone misure cautelari personali e reali: otto indagati sono finiti in carcere e undici agli arresti domiciliari. Le accuse, a vario titolo, comprendono associazione finalizzata al traffico di droga, detenzione e cessione di stupefacenti.

Secondo le indagini, l’organizzazione era composta da 14 persone e guidata da Mario Viviani, 36 anni, considerato dagli inquirenti il promotore e vertice del gruppo. Nonostante si trovasse agli arresti domiciliari nella zona di Ogliara, Viviani avrebbe trasformato la sua abitazione nella base operativa del traffico, gestendo contatti con fornitori e clienti attraverso una rete di spacciatori dotati di veicoli e telefoni dedicati.

Accanto a lui avrebbero operato figure chiave, tra cui la compagna Lucia Franceschelli, 35 anni, che fungeva da portavoce e gestiva la cassa, e il padre Crescenzo Viviani, 64 anni, indicato come pusher all’occorrenza e responsabile del parco auto usato per lo spaccio. Ruolo rilevante anche per Simone Memoli, incaricato di curare gli approvvigionamenti tramite due fornitori napoletani.

Dalle indagini è emersa inoltre la figura di Vito Votta, 37 anni, inizialmente membro del gruppo come pusher. Dopo contrasti con il presunto capo, Votta avrebbe fondato una sua rete di spaccio attiva tra Pontecagnano Faiano, Bellizzi e Battipaglia, appoggiandosi a una differente filiera di rifornimento.

I carabinieri hanno documentato numerose cessioni al dettaglio, con dosi da 0,3 a 0,5 grammi vendute a 30 euro, e sequestrato oltre un chilo di stupefacenti tra cocaina e crack. Durante le attività sono stati arrestati in flagranza cinque spacciatori e denunciati altri due.

Una parte importante dell’indagine ha riguardato il fronte patrimoniale. Sequestrati terreni, un immobile con arredi e accessori e crediti fiscali per oltre un milione di euro. Secondo la Procura, Viviani e Franceschelli avrebbero dichiarato redditi modesti, incompatibili con il tenore di vita e i beni posseduti. Gli accertamenti hanno permesso di stimare il volume d’affari dell’organizzazione in oltre 1,2 milioni di euro l’anno.

L’immobile acquistato per 95mila euro, ristrutturato e arredato per un valore stimato di 120mila euro, sarebbe stato finanziato interamente con proventi illeciti. In mancanza di prove sulla lecita provenienza del denaro, beni e crediti fiscali – quasi 500mila euro riconducibili a Franceschelli – sono stati sottoposti a sequestro finalizzato alla confisca.

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