Frammentati, disomogenei e con personale insufficiente: è questa la fotografia dei Servizi per le Dipendenze (SerD) in Italia, secondo l’analisi della Fondazione Gimbe presentata al Congresso nazionale Federserd in corso a Milano. Pur essendo numericamente adeguati, i servizi risultano distribuiti in modo diseguale sul territorio nazionale e scontano una carenza di circa 1.900 professionisti. “La loro efficacia dipende troppo spesso dalla buona volontà di operatori e professionisti, più che da una programmazione coerente e da una rete efficiente”, ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione.
Lo studio è stato elaborato sulla base dei dati della Relazione annuale al Parlamento della Presidenza del Consiglio sul fenomeno delle tossicodipendenze e del Rapporto Oised-Crea. In Italia risultano 198 servizi di primo livello, rivolti soprattutto alle persone più difficili da raggiungere attraverso i canali tradizionali, con una media nazionale di 0,4 strutture ogni 100 mila abitanti. Tuttavia, il divario territoriale è ampio: si va da 1,8 strutture per 100 mila abitanti nella Provincia autonoma di Bolzano a 0,1 in Calabria, Campania e Puglia. In Basilicata, Molise, Sardegna e Valle d’Aosta non ne risultano affatto.
Più articolata, ma anch’essa irregolare, la rete dei servizi ambulatoriali, che conta 1.134 strutture sul territorio: la media nazionale è di 2,6 ogni 100 mila abitanti, ma si passa da 5,5 in Molise a 1,3 nel Lazio. Per le strutture residenziali e semi-residenziali – 951 in tutto – si registrano forti differenze: da 5,4 ogni 100 mila abitanti in Valle d’Aosta a 0,7 in Friuli Venezia Giulia e Sicilia.
In Campania, la situazione è tra le più critiche d’Italia. Secondo l’analisi Gimbe, la regione figura tra le ultime per disponibilità di servizi di primo livello, con appena 0,1 strutture ogni 100 mila abitanti tra 15 e 74 anni. Anche sul fronte ambulatoriale i numeri restano bassi: 1,5 servizi ogni 100 mila abitanti, a fronte di una media nazionale di 2,6. “Serve una riorganizzazione nazionale dei servizi – ha sottolineato Cartabellotta – e non più iniziative spot. I SerD rappresentano oggi un’anomalia strutturale del nostro Servizio Sanitario Nazionale: frammentati, disomogenei e con personale insufficiente”.
All’estremo opposto, la Valle d’Aosta mostra dati superiori alla media nazionale per i servizi ambulatoriali e residenziali, ma è priva di strutture di primo livello, quelle destinate a raggiungere le persone più vulnerabili. Nella regione, nel 2024, si contano 3,2 servizi ambulatoriali e 5,4 residenziali ogni 100 mila abitanti, contro una media nazionale di 2,6 e 2,1 rispettivamente.



