Era da troppo tempo che dalla Primavera del Napoli ci si aspettava un risultato utile: 7 sconfitte consecutive in campionato mettevano in dubbio il valore di un intero progetto. Anche se non bisogna trascurare un piccolo particolare; ad un ruolino di marcia assolutamente negativo sul piano dei punti conquistati, non corrispondevano sempre gare sottotono, tali da giustificare in qualche maniera la caduta libera della squadra.

Comunque l’analisi del pareggio contro il Monza passa inevitabilmente dal modo com’è maturato lo 0-0: tenendo bene il campo, rischiando raramente e producendo almeno un paio di occasioni nitidissime per passare in vantaggio. Allora, il punticino potrebbe apparire un brodino caldo, buono ad attenuare i malesseri che affliggono i partenopei, ma insufficiente a curarne le croniche carenze strutturali. Chissà se qualcuno ammetterà mai le sconcertati difficoltà soprattutto offensive con cui ha dovuto convivere Rocco. E invece la prestazione collettiva lascia intravedere qualche sprazzo positivo. Un segno di speranzosa ripresa, perché gli azzurrini sono stati attenti a non perdere lucidità nel loro momento peggiore.

Superare la sterilità offensiva

Magari il gioco dell’allenatore non riesce a mettere gli attaccanti in condizione di battere efficacemente a rete; peccato che i gol siano l’unica linfa credibile per ridare vigore alla sua visione tecnico-tattica. Offensivamente parlando, il biglietto da visita resta scarno in termini meramente numerici: solo 4 reti all’attivo. Eppure Raggioli è un centravanti molto bravo a lavorare spalle alla porta, per cui dà la sensazione di avere ancora buoni margini di miglioramento. Forse andrebbe supportato di più e meglio, considerando che in organico ci sono profili assai dotati nei fondamentali, capaci di puntare l’uomo e saltarlo in dribbling, creando momentanea superiorità numerica, tipo Gorica o Nardozzi, arrivati in sede di mercato da Ascoli (come Lo Scalzo e Caucci) e Roma.

Se la prima linea sembra in perenne rodaggio, il centrocampo è il valore aggiunto: De Chiara e Cimmaruta cantano e portano la croce, mentre Lo Scalzo si sta finalmente ambientando, adattandosi a lottare e governare i flussi di gioco. Il sintomo che la fase di possesso vada necessariamente intensificata è certificato dalle corse in avanti di Colella, un terzino destro con gamba tonica e settepolmoni. Un sistema dall’indole maggiormente proattiva potrebbe coltivarne la brillantezza, gestendone gli inserimenti nella metà campo avversaria.

Piuttosto che sognare in grande, va quindi giustificato l’orientamento spesso conservativo – difesa e contropiede -, assunto dal Napoli per legittimare l’intenzione di non voler    lasciato tanto campo alle spalle della retroguardia. D’altro canto, mica si può andare troppo per il sottile, quando sei impantanato nei bassifondi della classifica. In tal senso, Rocco sa che c’è da fare un ulteriore step, per ingranare definitivamente le marce alte. Nondimeno, nulla vieta di immaginare questa squadra sviluppare un altro genere di calcio. Gli ingredienti in rosa ci sono per arrivare a tentare di comandare le partite, al posto di subire gli strappi altrui.

Lattisi salvifico

Insomma, può un misero punto risollevare davvero le sorti di un intero ciclo tecnico? L’approccio iniziale al match coi brianzoli, nonché l’atteggiamento assunto nei confronti dell’avversario quando nella ripresa ha profuso il massimo sforzo per vincerla, rappresentano il giusto segnale che qualcosa si è smosso nel gruppo: adesso il Napoli punta ad affrontare la scalata alla salvezza con una rinnovata consapevolezza mentale. Lecito dunque alzare l’asticella delle ambizioni, nonostante le tante delusioni inanellate finora suggeriscano di non coltivare false illusioni. Ovviamente, il rigore parato da Lattisi a Gaye in pieno recupero ha permesso di non inciampare in vista del traguardo, mettendo un mattoncino di entusiasmo in un periodo in cui tutto girava male. Oltre a confermare le altissime aspettative che la società ha riversato sul conto dell’estremo difensore: un classe 2006 in evidente ascesa.

Juventus in casa e Atalanta in trasferta saranno i prossimi test, decisamente proibitivi sulla carta, per capire se è iniziato veramente il processo di guarigione oppure sia stato un flebile fuoco di paglia.

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