Foto Antimo Piccirillo

Adesso che c’è anche l’ufficialità, il Napoli ha la certezza di dover rinunciare a Matteo Politano (lesione distrattiva al gluteo destro) per almeno una decina di giorni. Buttando un occhio al calendario, e avventurandosi in una previsione ottimistica, l’esterno dovrebbe saltare solo un paio di partite: quelle con Torino e Psv in Champions, tornando disponibile per il big-match contro l’Inter.

Lecito, a questo punto, chiedersi come vorrà affrontare l’emergenza Antonio Conte, senza lasciarsi prendere dallo sconforto. Dal punto di vista tattico, il peso del numero 21 negli equilibri di squadra in entrambe le fasi è innegabile. Non solo in termini di pericolosità generata attraverso il dribbling. In certe occasioni diventa il termometro della manovra d’attacco, decidendo come sovraccaricare la catena, producendo circuiti associativi con Di Lorenzo. Dettando i tempi su quando stringere la posizione, lasciando al capitano la libertà di sovrapporsi sul binario destro. Oppure aprendosi alla massima ampiezza, mettendo cioè i piedi sulla linea. Un dettaglio non di poco conto su cui riflettere, perché Neres, il suo sostituto naturale, può essere una risorsa offensiva assai creativa, pur non avendo le medesime caratteristiche.

Non va trascurato che finora il brasiliano è stato schierato a sinistra, dimostrando una evidente allergia a entrare nel vivo del gioco, confinato nella posizione meno preferita. Tant’è vero che, contro il Genoa, spostato sulla fascia opposta, ne ha destabilizzato l’assetto difensivo. Specialmente quando riceveva il pallone in isolamento, nel classico uno vs uno, sostanzialmente usato per tentare la giocata estemporanea. Mettendo in seria difficoltà Ellertsson.

Troppo piatti a sinistra

Bisogna inoltre aggiungere che per Neres non si tratta solamente di risolvere il problema legato allo slot (destro o mancino) più congeniale da occupare. La questione afferisce soprattutto le spaziature di squadra; ovvero la capacità dei Campioni d’Italia di allargare o restringere il campo sull’asse orizzontale, in funzione dell’atteggiamento assunto dagli avversari sottopalla. Salta subito all’occhio, dunque, la necessità di sfruttare il lato debole.

Foto Antimo Piccirillo

Allora, sussiste forte l’impressione che a penalizzare oltremodo il Napoli al cospetto della densità predisposta da Vieira abbia contribuito anche la giornataccia di Olivera. Sulla carta, l’uruguagio sembrava il partner ideale per dare copertura alla spinta propulsiva di Neres. In pratica, hanno finito per pestarsi un po’ i piedi, limitandosi a giocare linea su linea, così da approcciarsi alla gara in maniera piatta, priva di alcuno spunto propositivo efficace. Innegabile, quindi, l’influenza esercitata da Spinazzola: terzino con spirito da centrocampista (ruolo interpretato in gioventù nel settore giovanile della Juventus), cui piace aprirsi o spostarsi nel corridoio intermedio. Stimolarlo alla ricezione dinamica invece di inchiodarlo esclusivamente sulla fascia gli permette di partecipare attivamente al palleggio, facendo sentire la sua influenza in zone sensibili (l’half space); nonché favorire il taglio in profondità alle spalle della mediana altrui di McTominay.

Del resto, proprio questo tipo di azione, con l’attrezzo girato da destra a sinistra, sgrava il possesso da situazioni che ristagnano, in particolare quando le squadre si chiudono, attestandosi su un blocco medio o addirittura medio-basso. Ribaltando il campo, le si obbliga a scivolare continuamente da un lato all’altro del campo. E magari, nell’adattarsi alla posizione della palla, perdono i riferimenti oppure allentano momentaneamente le marcature.

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