di Michele Vidone
L’operazione di arresto di alcuni finanziatori di Hamas in Italia rappresenta, secondo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, un grande risultato investigativo e una conferma concreta dell’impegno che l’apparato di sicurezza sta mettendo in campo per fronteggiare ogni possibile rischio terroristico. In un’intervista, Piantedosi ha spiegato che il Paese si trova in uno stato di allerta costante, ma senza che questo debba tradursi in allarmismo.
Il ministro ha chiarito che l’indagine, ispirata all’insegnamento del giudice Falcone, si è concentrata sui flussi di finanziamento ad Hamas, sottolineando come oggi più che mai il contrasto alle fonti economiche rappresenti un pilastro delle strategie investigative contro criminalità organizzata e terrorismo. Pur ribadendo il principio della presunzione di innocenza, Piantedosi ha evidenziato che l’inchiesta ha fatto emergere comportamenti e attività che, dietro iniziative presentate come sostegno alla popolazione palestinese, avrebbero in realtà nascosto il finanziamento e la partecipazione a organizzazioni con finalità terroristiche di matrice islamista.
Quanto al rischio di infiltrazioni terroristiche nelle manifestazioni pro Palestina, il ministro ha riconosciuto che tale rischio esiste ed è attentamente monitorato dagli investigatori, richiedendo quindi grande attenzione. Secondo Piantedosi, le persone arrestate si collocherebbero in una sorta di “area grigia”, a cavallo tra iniziative di sostegno alla causa palestinese e attività che, in alcuni casi, maschererebbero un reale appoggio alle azioni terroristiche. Ha infine aggiunto che si tratta di soggetti molto attivi proprio nell’ambito delle manifestazioni che hanno impegnato le forze dell’ordine nei mesi scorsi.
