Caivano «la ‘stesa’ e l’episodio minatorio a don Patriciello sono il chiaro segnale che la criminalità locale sente di aver perso terreno per il morso dello Stato. Questo rigurgito di violenza in pieno stile camorrista va letto come la reazione disperata e scomposta di un potere malavitoso sotto crescente pressione». Lo ha dichiarato al Mattino il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ribadendo che «i clan devono rassegnarsi: è iniziata una nuova stagione di legalità».
Il ministro ha sottolineato i risultati già raggiunti: «C’è stata una forte riduzione dello spaccio di droga e delle attività criminali, sono iniziati interventi di riqualificazione al Parco Verde con l’allontanamento delle famiglie legate alla criminalità, e si lavora contro la dispersione scolastica. La realizzazione del centro sportivo Pino Daniele, affidato alle Fiamme Oro, è un simbolo di questo impegno».
Piantedosi ha poi condannato la “mitologia” dei boss: «Per troppo tempo si è alimentata la narrazione dei giovani invincibili, ma la realtà è fatta di carcere, latitanza e morte. Lo Stato oggi offre alternative: più scuola, più lavoro, più sport, più partecipazione civile».
Sul fronte investigativo, gli inquirenti ipotizzano che gli autori della recente ‘stesa’ possano essere ragazzi provenienti da fuori: «Un segnale che lascia sperare, perché a Caivano sembra già germogliare il seme della legalità», osserva il ministro.
Infine, un pensiero a don Maurizio Patriciello, vittima di intimidazioni: «È giustamente preoccupato ma non impaurito, ha sposato una missione che va oltre quella pastorale. Ha la vicinanza del capo dello Stato, del presidente del Consiglio e di tutta la comunità. Tornerò presto a Caivano per confermare che don Patriciello non è solo e che lo Stato resta al suo fianco».