Di Angelo Tortora
“Fiero di essere imbecille, se si viene definiti tali quando si protesta per una giusta causa e per difendere i sacrosanti diritti dei cittadini”. Così il consigliere regionale Livio Petitto, riferimento di Forza Italia, in merito alle esternazioni del governatore campano che nel corso del suo intervento di stamani al Moscati di Avellino ha bollato come imbecilli coloro che all’epoca protestavano contro l’integrazione dell’ospedale Landolfi di Solofra nella rete dell’azienda ospedaliera. “Le dichiarazioni di De Luca – prosegue Petitto – che ha definito ‘imbecilli’ coloro, quindi anche il sottoscritto, che per anni hanno legittimamente protestato per la tutela dell’ospedale di Solofra e del suo pronto soccorso, sono di una gravità inaudita e indegne del ruolo istituzionale che ricopre. Insultare chi esprime preoccupazione per il futuro di un presidio sanitario fondamentale per un intero territorio è sintomo di arroganza e scollamento dalla realtà. I cittadini non chiedono privilegi, ma il diritto alla salute, alla cura, alla dignità. E, vorrei ricordare a De Luca, che il pronto soccorso di Solofra resta vergognosamente chiuso mentre quello del Moscati è al collasso e lui stesso ha affermato, sempre stamattina, che non ha soluzioni e si appella al Governo centrale”. “Questo accade – osserva Petitto – quando non si ascoltano le istanze del territorio e si calpestano i diritti ma si preferisce deridere, come ha fatto De Luca per l’ennesima volta, compreso qualche collega consigliere regionale che si spinse a dire che gli utenti che avevano bisogno di servizi di prima emergenza avrebbero potuto raggiungere a piedi Avellino da Solofra. Come cittadino irpino, prima ancora che come rappresentante delle istituzioni – conclude Petitto – esprimo tutta la mia solidarietà ai cittadini e ai comitati che ancora oggi si battono per la difesa dei servizi sanitari, e continuerò a dare voce alle loro richieste in tutte le sedi opportune. Un governatore può anche non condividere le proteste, ma non può permettersi di insultare chi le promuove”.