foto antimo piccirillo

Di storie dettate dal business e non dal cuore ce ne sono tante: quella di Victor Osimhen è sicuramente una delle meno romantiche. La scorsa estate, con un gesto forte, il suo procuratore forza la mano al Napoli, strappando il prestito al Galatasaray. Nondimeno, vincendo la sua personalissima battaglia con la società, il nigeriano scatena inevitabilmente la reazione dei tifosi azzurri e degli addetti ai lavori. Per cui, l’impressione che i suoi comportamenti non avessero alcunché di adamantino s’è fatta prepotentemente strada nell’opinione pubblica.

Oggi la situazione si ripropone in tutta la sua drammaticità. Perché se la cessione temporanea ai turchi, accompagnata dall’estensione del vincolo contrattuale fino al 2027 (davvero un paradosso, ma a pensarci bene non c’era altra soluzione), ne ha preservato in qualche maniera il valore di mercato, appare evidente l’impellenza di trovare una quadra al problema, capace di non ritorcersi contro gli interessi del club partenopeo. In soldoni, il Napoli non vuole disfarsene a cuor leggero: pretende i 75 milioni della clausola. Cifra che il Galatasaray non riesce assolutamente a soddisfare. Al contempo, gli unici acquirenti – almeno finora – disposti a sobbarcarsi un ingaggio così alto, da 10 milioni di euro l’anno, sono gli arabi dell’Al Hilal. Ma il simbolo del terzo scudetto azzurro ha già detto no ad una prima offerta monstre di 35 milioni. Nulla vieta di immaginare che alla lunga Osimhen finisca per cedere inesorabilmente al potere seduttivo dei petrodollari erogati dalla Saudi League.

In ogni caso, impossibile addivenire all’ennesimo compromesso con l’entourage del centravanti. Perciò, facendo leva sulla clausola valida solo per l’estero, qualsiasi pretendente italiana sarà obbligata ad accomodarsi al tavolo delle trattative con De Laurentiis: un venditore poco propenso a fare sconti sostanziosi o dilazioni nei pagamenti. Allora, chi in Serie A volesse veramente assicurarsi i gol di Osimhen sarà obbligato a mettere sul piatto almeno 90 milioni di euro. Insomma, il nigeriano è in vetrina, decisamente in vendita. Eppure le offerte scarseggiano, nonostante non manchino i presupposti per considerarlo un top player del ruolo. Etichetta certificata dal rendimento, a tratti irreale, in maglia Galatasaray. La Super Lig rimane una Lega periferica dell’Europa calcistica, ma mica chiunque arricchisce poi il curriculum con statistiche fuori scala: 37 reti complessive (26 in campionato, 6 in Europa League e 5 nella Coppa nazionale).

Adesso però bisogna fare i conti con il futuro che verrà. Una cosa è certa: il numero nove non ha nessuna intenzione di abbassare le pretese economiche, in materia di stipendio. Tantomeno ADL sembra orientato a concedere particolari favoritismi al suo (ex) pupillo. A sbloccare lo stallo potrebbe contribuire un particolare non di poco conto: il famigerato “Decreto Crescita”. Infatti, rientrando dal prestito in Turchia, il giocatore continua comunque a godere delle agevolazioni, visto che dal 2020 è a tutti gli effetti un contribuente del fisco italiano: di fatto, pagherebbe la metà delle tasse. Ecco spiegato il motivo per cui tornerebbe volentieri a calcare i campi della A. Da quest’orecchio tuttavia, il Napoli soffre di otite selettiva e pare voglia resistere alle lusinghe delle squadre italiane, nient’affatto intenzionato a rinforzare una potenziale concorrente.

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