Sergio D’Angelo, fondatore e presidente di Gesco, storico gruppo di imprese sociali della Campania, è stato rinviato a giudizio per fatti legati alle manifestazioni organizzate circa un anno fa contro il licenziamento di 300 operatori sociali, a seguito della rescissione anticipata del contratto da parte dell’Asl Napoli 1 Centro.
D’Angelo, consigliere comunale di Napoli e candidato alle elezioni regionali della Campania con Alleanza Verdi Sinistra nella coalizione che sostiene Roberto Fico, ha commentato la notizia attraverso un post su Facebook: “Il capo d’accusa dice che avrei promosso riunioni pubbliche per chiedere la salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori di Gesco. Tradotto: ho manifestato insieme a chi ha perso il lavoro. La mia colpa sarebbe quella di aver preso posizione. Essere sceso in strada quando 300 persone venivano lasciate senza reddito, quando anziani, disabili e sofferenti psichici rischiavano di restare senza assistenza. L’ho fatto allora, lo rifarei domani”.
Il candidato ha poi aggiunto: “Succede proprio adesso, a quattro settimane dal voto. Una coincidenza che faccio fatica ad accettare serenamente”.
Numerose le manifestazioni di solidarietà nei confronti di D’Angelo. Tra le prime, quella del presidente di Gesco, Giacomo Smarrazzo, che ha definito “inaccettabili” le accuse mosse al fondatore del gruppo. “Abbiamo manifestato tutti pacificamente – ha dichiarato Smarrazzo –. È inaccettabile che si accusi Sergio D’Angelo come se fosse il capopopolo di una rivolta e non il portavoce di una vertenza che continuiamo a ritenere giusta. È stata una manifestazione civile, in cui abbiamo evidenziato l’importanza del lavoro sociale e la grave perdita che avrebbe rappresentato per centinaia di famiglie il licenziamento di circa trecento nostri operatori”.
Secondo Gesco, le proteste si svolsero “in modo pacifico e senza alcun danno per la città o per le persone”, coinvolgendo non solo D’Angelo ma l’intero gruppo di lavoratori colpiti dalla decisione dell’Asl. “Noi – ha concluso Smarrazzo – siamo sempre stati coerenti con la nostra missione di operatori sociali vicini alle persone più fragili e alle loro famiglie. Chi ora vuole puntare il dito contro Sergio D’Angelo deve sapere che lo punta contro tutto il nostro mondo. Le battaglie per il welfare e per l’occupazione non possono essere strumentalizzate. Il diritto al lavoro non può diventare un caso giudiziario, soprattutto a poche settimane dalle elezioni regionali”.
