Tornano a protestare le otto famiglie rimaste senza alloggio dopo lo sgombero dell’ex Motel Agip di Secondigliano, occupato per oltre vent’anni da persone senza reddito. Materassi, coperte e striscioni sono riapparsi questa mattina in piazza Municipio, davanti a Palazzo San Giacomo, dove i manifestanti chiedono soluzioni abitative concrete e denunciano il mancato rispetto delle promesse fatte dal Comune.

“Ci avevano garantito un’altra casa, in due riunioni ufficiali – spiega Annunziata Del Giudice, tra le persone sgomberate – ma non è arrivato nulla. Ora nessuno ci parla più. Viviamo in strada da giorni, senza risposte e senza prospettive”.

Secondo il portavoce del movimento “Diritto all’Abitare”, Alfonso De Vito, le famiglie inizialmente coinvolte erano 22: “Sei hanno accettato il contributo economico offerto dal Comune, le altre lo hanno rifiutato fino a quando, poco prima dello sgombero, sono state quasi costrette a firmare. Ma il contributo non ha risolto nulla: con quei soldi non trovano case in affitto a Napoli”.

Dal Comune arriva una versione diversa: “Per tutte le famiglie è stato previsto un contributo iniziale di 5.000 euro, poi aumentato a 10.000. È stata inoltre offerta l’ospitalità in strutture e case famiglia, ma è stata rifiutata”, precisano da Palazzo San Giacomo. “L’ex Motel Agip è stato sgomberato perché dichiarato inagibile e a rischio crollo. Di solito i Comuni non danno nulla, invece Napoli ha fornito un aiuto economico e alternative di accoglienza. Le case popolari? Servono i requisiti e le graduatorie sono in corso”.

Ma le famiglie non ci stanno. “Io vivevo lì da 23 anni – racconta ancora Del Giudice – otto mesi fa ci promisero alloggi transitori, ma dopo mesi siamo finiti in strada. Ormai siamo invisibili. Pensano che se non ci vedono, il problema non esista più”.

Le famiglie sgomberate hanno anche occupato nei giorni scorsi la sede elettorale di Roberto Fico, trovandola vuota. “Non chiedono più soldi – spiega De Vito – ma solo una casa dove vivere. Sono famiglie che da 12 giorni dormono per strada, perdono i lavori precari e non hanno alcuna possibilità di inserirsi nel mercato immobiliare. Il contributo una tantum è un modo per mandarli via da Napoli. Ma loro vogliono restare e vivere nella loro città”.

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