Una lite scoppiata per la fuga di un pappagallo si è trasformata in una tragedia familiare che ha sconvolto l’intera comunità di Melito di Napoli. Ciro Luongo, 58 anni, ispettore della Polizia di Stato in servizio al commissariato di Giugliano in Campania, è stato accoltellato e ucciso nella serata di domenica nella sua abitazione di viale delle Margherite. A colpirlo, secondo quanto emerso dalle prime indagini, sarebbe stato Roberto Marchese, 21 anni, figlio della compagna dell’ispettore. Il giovane, dopo l’aggressione, si è dato alla fuga ma è stato rintracciato poche ore più tardi a casa del padre e fermato dai Carabinieri. La sua posizione è ora al vaglio della Procura di Napoli Nord.

Secondo la ricostruzione, l’omicidio sarebbe stato innescato da un motivo tanto banale quanto drammatico: la fuga di un pappagallo di casa. Il ragazzo avrebbe lasciato la finestra aperta, permettendo al volatile di scappare. Al rimprovero di Luongo, sarebbe seguita una violenta reazione: il 21enne avrebbe afferrato un coltello da cucina e colpito l’uomo mortalmente.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, interpellato sulla vicenda, ha parlato di una «grande tragedia circoscrivibile a dinamiche del tutto private e personali», affidando agli inquirenti il compito di accertare i contorni dell’accaduto.

Sconcerto e dolore anche dal mondo politico. Il deputato di Alleanza Verdi Sinistra Francesco Emilio Borrelli ha espresso cordoglio per la famiglia dell’ispettore e preoccupazione per le cause dell’omicidio: «Se confermate le prime indiscrezioni, ci troviamo di fronte a una tragedia innescata da motivazioni futili, segno di un malessere profondo tra le giovani generazioni, sempre più inclini alla violenza».

Durante la serata del delitto, Luongo era in casa con la compagna e il giovane, in un contesto apparentemente tranquillo. La sua uccisione ha sconvolto anche i colleghi e i superiori della Polizia di Stato, che lo ricordano come un agente esperto e stimato.

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