ANTIMO PICCIRILLOANTIMO PICCIRILLO

A Napoli hanno impiegato pochissimo tempo ad apprezzare un tuttocampista del calibro di Scott McTominay, che continua a dimostrare quanto sia stata geniale l’intuizione del diesse Manna, nell’attimo in cui ha lasciato andare Brescianini, dirottando le attenzioni sullo scozzese. Un profilo perennemente a caccia dell’eccellenza, il numero otto in maglia azzurra, che scorrazza per il campo come se potesse trascendere i confini di ruoli e funzioni. Perciò i suoi standard prestativi sono sempre orientati al massimo rendimento: la sensazione che gli inserimenti in verticale dell’ex Manchester United, furioso come William Wallace in “Braveheart”, possano destrutturare la compattezza all’avversario, ribaltando l’inerzia tecnica e nervosa delle partite, restituisce la dimensione raggiunta dal gioco posizionale di Conte, quando gli offensive player riescono ad associarsi tra loro. Tutta una questione di rotazioni, alimentate da tanti piccoli dettagli, avendo gli azzurri familiarizzato con quegli spostamenti in sincronia, che la controparte invece è incapace di assorbire.

Insomma, il Napoli sta rimarcando in che modo vuole giocare nelle occasioni in cui il palleggio intenso e qualitativo si infrange sul muro della densità opposta dai rivali. Piuttosto che compromettere la fase d’attacco, ci si affida agli strappi di McT, in grado di dare forma alle idee dell’allenatore, abile a trasformarlo definitivamente nel centro di gravità della prima linea partenopea. Una rilevanza tale, in zona di rifinitura, da sfruttarlo come realizzatore. Nondimeno, a seconda del momento, cambia il contributo tangibile offerto da McTominay. Non solo da ambizioso incursore, che si muove con coraggio alle spalle dei centrocampisti altrui, alla stregua del grimaldello, funzionale a scardina gli equilibri sottopalla.

Dominanza tecnica e fisica

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Segnali tangibili di come sappia alterare le distanze tra i reparti, aprendo crepe profonde nell’half space, sono arrivati pure contro il Torino. Nessuno tra i granata è riuscito a coprire la solita traccia interna, che ha esasperato la retroguardia di Vanoli, permettendo alla mezzala partenopea di aggredire con leggerezza lo spazio, resistendo a qualsiasi tentativo di marcatura preventiva. Beneficiando della incredibile supremazia palesata da Di Lorenzo, che ridicolizzava l’incapacità di resistere ai tentativi di intercetto avversari e correva in conduzione, prima di fornire un prezioso assist da spingere solamente in rete. Mentre Anguissa, in occasione del primo gol, manipola mezza difesa. attirandone l’attenzione, con un taglio senza palla che sa fare un numero risicato di giocatori. E poco importa che a marcare McT fosse Saul Coco, che dall’alto del suo metro e novanta fisicamente dovrebbe essere all’altezza di contrastarlo: nel fare a sportellate il difensore spagnolo viene abbattuto come un birillo.

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L’uso del corpo come strumento di dominanza emerge con prepotenza anche nel raddoppio. Casadei cerca in ogni maniera di assumere una posizione vantaggiosa, strattonando lo scozzese, nella vana speranza di frenarne la corsa. Nel frattempo, Politano punta Biraghi e lo lascia praticamente sul posto con un cambio di passo mortifero. L’esterno si connette alla perfezione col timing di McTominay, deviando il cross alle spalle di MilinkovicSavic con la punta del piede.

In definitiva, appare evidente l’importanza che ha raggiunto McTominay nell’economia del gioco sviluppato dal Napoli, ormai vera alternativa a Big Rom nella finalizzazione della manovra. A maggior ragione dopo la doppietta con il Torino, che sembra aver legittimato i sogni e le ambizioni dei tifosi partenopei.

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