La sensazione che il ritorno alla difesa a 3 abbia aiutato Conte a vedere con maggiore lucidità le potenziali opportunità connesse all’uso dei laterali a tutta fascia per dare ampiezza al palleggio del Napoli, ricorrendo alle classiche combinazioni in fascia, già contro l’Atalanta non appariva del tutto infondata. Disponendo al contempo di profili forti nel dribbling, perciò determinanti per disinnescare sistemi estremamente compatti, e dopo approfittare degli spazi, l’allenatore aveva spostato Lang e Neres dentro al campo, da “finti esterni”, consegnandogli le chiavi della creatività nella trequarti della Dea. Chiamati ad alzare in maniera esponenziale il livello qualitativo dell’attacco, entrambi hanno dimostrato di sapersi prendere tracce interne, sfruttando l’abilità nel restringere il campo.

Del resto, esistono ben poche squadre che si affidano alle giocate in catena come gli azzurri. Dentro questo scenario tattico, infatti, il vero enigma per il Qarabag erano proprio i movimenti congiunti dell’olandese e del brasiliano, capaci di forzare l’uno contro uno: in pratica, anche stasera, si accentravano sistematicamente; e poi si appoggiavano alla punta. Un bel duello per gli azeri, visto che in fascia i partenopei hanno risorse tipo Di Lorenzo e Olivera. Nonostante partecipino attivamente alla manovra, è complicato che si facciano attirare fuori zona, essendo particolarmente attenti nei recuperi all’indietro. Per cui, pur pressando alti con Addai o Zoubir, gli ospiti non riuscivano a convertire quest’atteggiamento in reali occasioni per tentare di far male ai Campioni d’Italia.

D’altra parte, il Napoli tende a orientare le partite verso controllo e dominio. Un contesto tendenzialmente favorevole a Hojlund, che per caratteristiche, rende la fase d’attacco molto diretta, aumentando la tensione verticale dei partenopei. Peccato che i compagni non siano riusciti ad attivarlo in profondità. Mentre nei passaggi sulla figura, l’ex Manchester United ha sofferto la marcatura di Medina. Uno che usa bene il corpo, impedendo al danese di intervenire efficacemente a protezione del pallone. Ecco, la tentazione di coinvolgere Milinkovic-Savic, saltando il centrocampo e lanciando sulla punta, sembrava poco invitante, perché il Qarabag era in grado pure di giocare sulle seconde palle, senza correre il rischio di allungare eccessivamente le distanze tra i reparti, grazie alla densità sotto la linea della palla, associata alla tecnica educatissima di centrocampisti e mezzepunte. A quel punto, servirebbe chi accompagna il possesso dei padroni di casa. Ma McTominay fatica ad arrivare a rimorchio, e occupare l’half space.

A sbloccare una situazione di grande equilibrio, i cambi di Conte; levando Beukema, disegna una sorta di 4-2-4: il neoentrato Politano assieme a Lang aperti coi piedi sulla linea. E Neres a tratti talmente ispirato da diventare letteralmente imprendibile, libero si spaziare dietro Hojlund. Il Napoli alza il ritmo, porta tanti uomini a saturare la metà campo offensiva. Così amplifica gli spazi, permettendo alla fluidità posizionale sviluppata da McTominay di aggredire la zona centrale. Adesso è tutta un’altra partita. Lo scozzese tiene costantemente sulle spine gli avversari. Quindi, si prende la scena in virtù della proverbiale confidenza nel proporsi nella metà campo offensiva. Troppo mobile per non mandare in sofferenza la retroguardia azera. Allora, specialmente quando deve accorciare in avanti, inserendosi con il giusto timing, domina il Qarabag fisicamente. E segna pure due gol (beh, forse sarebbe più giusto dire, uno e mezzo…).

Con la vittoria il Napoli non solo aggancia in classifica proprio il Qarabag a quota 7 punti, tornando prepotentemente in corsa per i playoff. Ma guarda con rinnovata fiducia e consapevolezza al futuro europeo. D’altronde, vorrà dire pure qualcosa se il migliore in campo è stato il portiere Kochalski, assoluto protagonista, aldilà del rigore respinto a Hojlund.

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