All’inaugurazione dell’anno accademico 2025/2026 della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha richiamato l’attenzione sulle ingiustizie del presente, collegandole al magistero del nuovo Pontefice. «La scelta del nome Leone XIV – ha affermato – ci induce a ripensare all’insegnamento di Leone XIII sulle ingiustizie del suo tempo. Leone XIV ha già più volte richiamato e condannato le ingiustizie di oggi, comprese quelle nuove e insidiose».
Mattarella ha insistito sul significato autentico dei principi di legalità e solidarietà, che non possono ridursi a formule astratte: «Legalità e solidarietà devono approdare alla giustizia, che è un banco di prova e non concede scampo. La solidarietà non è lavarsi la coscienza: è dono di sé, condivisione, impegno, partecipazione. Anche iniziative utili perdono valore se diventano alibi».
Il capo dello Stato ha poi ammonito contro ogni forma di indifferenza di fronte ai mali del presente: «Non possiamo essere neutrali di fronte all’illegalità. Non ci è concesso restare indifferenti davanti alle ingiustizie, alle diseguaglianze e alla povertà. Non ci è permesso essere equidistanti rispetto alla violenza e alla prepotenza. Ce lo chiede la religione civile della Costituzione e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo».
Particolarmente toccante il passaggio dedicato ai migranti, con il ricordo di un bambino del Mali annegato dieci anni fa nel Canale di Sicilia insieme ad altre mille persone. «Quel ragazzino aveva cucita nella giacca la pagella, l’unico documento che portava con sé, forse per dimostrare di voler studiare in Europa», ha raccontato Mattarella. «Guardo spesso quel disegno che lo ritrae e ogni volta mi chiedo cosa sarebbe diventato e che cosa abbiamo perduto con la sua morte e con quella di tanti altri». Le parole, accompagnate dalla commozione della figlia Laura in platea, hanno segnato uno dei momenti più intensi della cerimonia.

