di Michele Vidone
L’Ordine Regionale dei Chimici e dei Fisici della Campania ha inviato ad Arpac e alla Regione Campania un atto stragiudiziale di invito e diffida chiedendo la rettifica, o in alternativa la revoca, di due bandi di concorso pubblici per il reclutamento complessivo di 20 dirigenti ambientali destinati alle Aree Analitiche dei Dipartimenti provinciali. Secondo l’Ordine, presieduto da Rossella Fasulo e assistito dall’avvocato Aniello Mele, i bandi presentano gravi criticità nei requisiti di ammissione.
In particolare, viene contestata l’ammissione di lauree magistrali che non garantirebbero le competenze tecnico-scientifiche e l’abilitazione professionale necessarie per dirigere strutture che producono analisi ufficiali destinate a enti pubblici, autorità sanitarie e procure della Repubblica. Parallelamente, l’Ordine denuncia l’esclusione ingiustificata di titoli fondamentali, come la laurea in Fisica (LM-17), ritenuta essenziale per le attività di radioattività ambientale, e la mancata valorizzazione del ruolo dei professionisti iscritti agli Ordini sanitari, obbligatorio per la firma dei rapporti di prova e la gestione dei laboratori.
Secondo l’Ordine, la direzione delle Aree Analitiche deve essere affidata a professionisti sanitari abilitati, in particolare Chimici e Fisici iscritti alla Sezione A dell’albo, dotati di competenze specifiche in analisi chimiche, metrologia, validazione dei metodi, controllo qualità e radioattività. L’attuale impostazione dei bandi viene quindi giudicata incoerente e non funzionale, con il rischio di compromettere la qualità e l’affidabilità delle analisi ambientali svolte dai laboratori pubblici.
Nel documento inviato ad Arpac e Regione, l’Ordine chiede tra l’altro di: rendere coerente il profilo con la figura di Dirigente Chimico sanitario; limitare l’accesso ai titoli magistrali realmente pertinenti; includere la laurea in Fisica (LM-17); escludere le lauree non compatibili; rendere obbligatoria l’iscrizione alla Sezione A degli albi professionali; applicare integralmente l’art. 6-bis del D.L. 75/2023; prevedere una specializzazione sanitaria o un’esperienza equivalente.
