Scritto da Ing. Benedetto Manna:
Napoli è diventata oramai una meta turistica tra le più raggiunte tra le città italiane, sorprendendo sempre più il turismo nazionale e internazionale per l’unicità della sua realtà. Però va detto che, pur in considerazione della particolarità esclusiva dei luoghi, delle tradizioni e della accoglienza ospitale offerta, l’aspetto più significativo rappresentato dalla sua storia millenaria, che affonda le radici sull’area del golfo da più di 2500 anni, e che ha avuto un ruolo fondamentale nel dare i segni connotativi della nostra attuale cultura occidentale, rimane in gran parte da scoprire e comprendere. Parliamo delle rilevazioni, ancora da sistemare e rendere pubbliche, che si stanno compiendo grazie a quella nuova branca dell’archeologia che prende il nome di Archeologia Urbana. Essa ha avuto origine principalmente con le opere di scavo avviate nel sottosuolo partenopeo per la realizzazione della linea metropolitana oggi in funzione, aprendo il campo a nuove prospettive per rendere sempre più evidente Napoli come luogo privilegiato di esperienza conoscitiva. Il processo d’indagine avviato aiuterà a dare maggior risalto e significato ai valori storici, artistici, architettonici, urbanistici, oltre quelli paesaggistici e naturali, della città per un turismo consapevole, che potrà andare anche alla scoperta delle sue stesse radici. “Vedi Napoli e poi muori” così intuì già Goethe nel suo “Viaggio in Italia”. In questo articolo s’intende segnalare alcune delle prospettive conoscitive più significative rese possibili dall’Archeologia Urbana, che permette di spiegare le dinamiche evolutive della città e ricostruire la sua stessa storia, considerando la RISCOPERTA DEL TESSUTO URBANO DEL CENTRO STORICO DISEGNATO DAI COLONI GRECI all’inizio dell’VIII sec. a.C. I RESTI ANTICHI SONO PORTATI ALLA LUCE, TUTELATI, VALORIZZATI ALL’INTERNO DEL TESSUTO ABITATIVO CHE LO INGLOBA. LO SCAVO DI PIAZZA MUNICIPIO che ha restituito l’intero palinsesto storico della città, dall’età arcaica fino ai giorni nostri, diventa un grande parco archeologico urbano. LA STAZIONE DI PIAZZA DUOMO è oggetto di un importante progetto di riqualificazione che permette al pubblico di visitare finalmente il tempio sotto una avveniristica cupola in vetro; anche IL TEATRO ROMANO E LA DOMUS DI CARMINIELLO AI MANNESI APRONO I CANCELLI A CITTADINI E TURISTI e per i più appassionati è possibile immergersi nell’IPOGEO DEI CRISTALLINI (Via dei Cristallini n.133 Rione Sanità https://ipogeodeicristallini.org/). Ciò che fino a pochi anni fa era nascosto sotto l’acqua del mare e i palazzi della città, torna non solo a vedere la luce, ma diventa anche patrimonio di tutti. Lo scavo di piazza Duomo ha dato alla luce un tempio del I sec d.C., un complesso monumentale di eccezionale valore, collocato al di fuori della città urbana di Neapolis, in un’area destinata al culto fin dal IV sec a.C., che ospitava una zona sacra e si sviluppava su quella che era la spiaggia di Napoli. Nel 2 d.C. in onore di Augusto ci fu una sistemazione in relazione all’istituzione dei GIOCHI ISOLIMPICI ROMANI AUGUSTI (SEBASTA’). Le 19 tavole in marmo contengono l’elenco dei vincitori delle gare che si svolgevano nei primi tre secoli dell’Impero e ricoprivano il portico di 16 metri (esposte nella galleria del tempo a Palazzo Reale). Un documento particolarmente pregevole e significativo, che ha portato Napoli a diventare un punto di riferimento negli studi dell’ellenismo mediterraneo, va sotto il nome degli IPOGEI ELLENISTICI. Si tratta di antiche tombe rupestri che insistevano nella valle, che oggi prende il nome della Sanità. L’ampio paesaggio che correva dalle mura presenti presso l’attuale Piazza Cavour e si internava verso la collina di Capodimonte. L’ambiente sottostante al CIVICO 129 DI VIA SANTA MARIA ANTE SAECULA nel quartiere Sanità, non è stato ancora del tutto esaminato. La camera sepolcrale (Tomba dei Togati) è ancora ingombra di depositi di fango portati fin qui dalle lave dei Vergini; un fenomeno alluvionale che trasportava detriti a valle della collina di Capodimonte, un evento di per sé distruttivo che invece ha contribuito a conservare ambienti come questi. Mentre come sopraddetto è visitabile l’ipogeo dei Cristallini.
Sull’ipogeo dei Cristallini e sull’intero sistema IPOGEO DEI VERGINI è stato avviato un progetto di ricerca con la II Università degli Studi Luigi Vanvitelli, con il SUPPORTO MOLTO FORTE DELLA PROPRIETÀ PRIVATA (Famiglia Martuscelli). Analisi e ricerca archeologica finalizzata anche quella ad individuare una corretta forma di fruizione del sito. La chiesa della MADONNA DEL CARMINE AI MANNESI nel quartiere Forcella, non è stata risparmiata dai bombardamenti, che hanno causato il CROLLO DELLE STRUTTURE CHE INGLOBAVA LE STRUTTURE ANTICHE. Sotto le macerie ha trovato luce una testimonianza del passato, resti archeologici di INSULAE ABITATIVE di pregio ubicate nel settore orientale della città, risalenti all’età Flavia: progetti edilizi dopo i danni dei terremoti del 62 – 64 d. C. ed eruzione del 79 d. C. Il complesso archeologico del Carminiello ai Mannesi presenta una stratificazione di elementi architettonici e storici molto ricca. Al suo interno coesistono una domus, un ambiente termale, un magazzino, un mitreo. La Domus che svetta oggi nei pressi di V. Duomo è una testimonianza preziosa di epoca romana. Napoli conserva e convive con tutte le sue età. Così le tracce del primo nucleo di Partenope si alternano con quelle di Neapolis – Città Nuova – del V sec. a. C fondata dai Cumani, poi diventata municipium romano. L’attestazione più completa del perimetro murario si può ammirare sotto una grande lastra in vetro, che fa da pavimento nella CHIESA DI S. ANIELLO A CAPONATO. La sospensione fisica necessaria all’osservatore va di pari passo a quella temporale; file di mura greche si accavallano e si affiancano a quelle romane in opus reticulatum. Un’esperienza più immersiva per poter conoscere Napoli antica è senz’altro passeggiare per il centro storico. Possiamo ancora riconoscere, nel ritmo regolare nella distribuzione dei vicoli, un’unità di misura tipica delle città greche, 35 metri, larghezza delle insulae, distanza tra i vicoli (i cardini da nord a sud) ancora oggi conservati nel vivo del centro storico; come anche riconoscere la differenza tra le strade delle città greche minori STEROPOI e le PLATEIAI, grandi strade parallele alla costa. Tre assi viari che ricalcano le plateiai dell’antica città greca sono VIA ANTICAGLIA, VIA DEI TRIBUNALI, VIA SAN BIAGIO DEI LIBRAI. Due centri principali da rintracciare nella città odierna per la vita politica, religiosa della comunità sono l’Agorà (Foro romano) e l’Acropoli con edifici pubblici e religiosi. L’ACROPOLI è rintracciabile nell’area di CAPONAPOLI, insula a vocazione sacra, con testimonianze della CHIESA DI S. ANIELLO, DI S. MARIA DELLE GRAZIE MAGGIORE E IL MONASTERO DI S. GAUDIOSO (rimaste solo le scale e l’arco). L’AGORA’, centro economico e commerciale, area ascrivibile a nord e sud di V. DEI TRIBUNALI. In questo settore su V. dei Tribunali, prospetta IL TEMPIO DEI DIOSCURI, divinità paterna e principale di Napoli, inglobata nella chiesa di S. PAOLO MAGGIORE, dove passando per piazza S. Gaetano, le colonne con capitello si ergono nel podio del tempio. Il centro storico è pieno di sorprese, grazie al PARCO ARCHEOLOGICO URBANO che ci porta indietro nel tempo. Sotto la chiesa di S. LORENZO, a Piazza S. Gaetano, l’area archeologica è attrezzata con il percorso delle strade romane antiche con edifici che si affacciano in prossimità di esse. Si nota un primitivo macellum e in profondità resti di mura che articolavano la città all’inizio della fondazione in terrazze (come è stato per la collina di Pizzofalcone). Alle spalle del tempio dei Dioscuri spicca l’antico teatro romano, incastonato come una pietra preziosa in una corona di edifici costruiti tra il 400 e il 600. Gran parte del teatro, che ospitava 5000 spettatori, si trova sotto il palazzo di VICO CINQUESANTI, è oggetto di scavo e recupero archeologico. I depositi di S. Maria di Agnone e di Piscinola, ad uso esclusivo degli studiosi, rappresentano la biblioteca della memoria con i miti e riti della città. Scavare è un fenomeno di conoscenza, come sfogliare un archivio storico. Gli scavi producono materiali in grande quantità e gli scavi eseguiti brillantemente nel centro storico di Napoli e nel territorio limitrofo, hanno permesso di recuperare, tramite gli scavi della metropolitana, numerosi capitoli di questa storia scritta nella terra. L’ex chiesa di S. Maria di Agnone, distrutta da un bombardamento nel’43, è ora sede di deposito, studio e catalogazione di reperti archeologici. Tra questi spiccano per la loro assoluta rarità i frammenti ritrovati (II metà del VIII sec. e prima metà VII sec.) durante lo scavo della fermata metropolitana di Piazza di S. Maria degli Angeli (linea 6), che hanno contribuito a ricostruire le fasi di vita dell’antica Partenope. Nello storico edificio di Vico della Serpe sono custoditi i preziosi cimeli rinvenuti nell’ipogeo dei Cristallini. In conclusione si può ritenere che i risultati attesi del PROGETTO DI ARCHEOLOGIA URBANA per Napoli diventano strategici per mettere a sistema i vari siti esistenti, sulla base del suo palinsesto storico ed archeologico, e possono dare così vita a una lettura della sua storia dal “vivo”.