Le partite dopo la sosta per le nazionali sono sempre difficili da decifrare. Specialmente questa, considerando le assenze dell’ultima ora che hanno costretto il Napoli a rivedere la formazione immaginata alla vigilia da Conte. E di conseguenza, pure il piano-gara predisposto dall’Uomo del Salento. Vediamo allora com’è andata…

Milinkovic-Savic: 6

Tira un sospiro di sollievo sul palo di Vlasic (14’) e sull’inserimento di Pedersen (34’), arrivato con un pizzico di ritardo all’appuntamento con la deviazione. Nel mezzo, non gli basta seguire Simeone, tentando disperatamente di chiudergli lo specchio della porta. Solamente ordinaria amministrazione nella ripresa, ad eccezione della parata con cui inchioda a terra la conclusione da fuori di Adams (71’).

Di Lorenzo: 5

Sulla fascia spinge poco, non sembra a suo agio con un profilo come il brasiliano, che satura il binario senza tuttavia incidere molto. Perciò si vede esclusivamente per qualche sovrapposizione sporadica. In ogni caso, veicola l’impressione di stanchezza fisica e brillantezza ormai perduta. Chissà che accomodarsi un po’ in panca non gli faccia bene.

Beukema: 5,5

Generoso, regge come può, attento su Adams. Ma la difesa oggi appare costantemente in affanno. L’olandese abbina evidente cattiveria agonistica sull’uomo, oltre a capacità di impostare il gioco con un discreto livello di precisione. Però là dietro si balla paurosamente.

Juan Jesus: 5,5

Proverbiale il suo senso della posizione; quell’abilità di difendere su Simeone, sporcandosi i tacchetti ma non la coscienza: aggressivo il giusto, paga l’ammonizione incassata dopo dieci minuti. Da lì in poi, specialmente le volte che rompe la linea e insegue l’avversario diretto, deve limitarsi ad accompagnare El Cholito, piuttosto di affondare il tackle. Nella ripresa, mette un ginocchio salvifico tra Adams ed il potenziale raddoppio.

(dal 62’ Buongiorno: s.v.)

Buon rientro, senza sbavature, infamia o lodi.

Olivera: 6

Resta un giocatore “di sistema”, che sgobba in fascia; garantendo copertura sulle discese di Spinazzola, oppure insistendo nel mettersi a disposizione in fase di palleggio, per collaborare nella risalita della palla dal basso. In quella situazione diventa un valore aggiunto, in grado di stringere e fare il terzo a centrocampo con grande efficacia, quando De Bruyne si alza vicino a Lucca.

(dal 62’ Lang: 6)

Si presenta subito con una giocata importante, smarcandosi fuori linea e servendo una palla preziosa a De Bruyne, che calcia alle stelle. Nondimeno, per candidarsi ad aumentare il suo minutaggio, deve essere maggiormente preciso nell’associarsi coi compagni. Lesto a ribadire in rete il tap-in del pareggio, cassato dal suo stesso offside al momento del tiro di Politano.

Anguissa: 6

Quando avanza con il suo passo ciondolante, il campo comincia a inclinarsi verso la porta del Toro. Però vincere il duello fisico con Casadei non è semplice. Maschera con la corsa qualche amnesia in costruzione. Con orgoglio e senso della posizione si fa vedere nella trequarti altri. Nel secondo tempo, tenta la via del pareggio, trovando la zuccata, andando in cielo. Che non rianima gli azzurri, bensì la reattività di Israel. Nel finale addirittura va a fare il centravanti. Certificando il caos tattico e la mancanza di idee. Ovviamente, non sue.

Gilmour: 5

L’assenza di Lobotka faceva (giustamente, col senno di poi…) storcere il naso a qualcuno. Lo scozzese ha fatto il compitino, per cui è giusto rimpiangere il pivote slovacco. All’ex Brighton non manca certo l’eleganza, cui aggiunge piedi buoni e pulizia nelle letture. Ma gli interrogativi sono soprattutto sulla gestione dei flussi: lavora privo di intensità, sempre trotterellando, senza mai imprimere un ritmo forsennato al possesso. Manco non riuscisse a vedere lo sviluppo del gioco in anticipo, col Toro costantemente bravo a chiudere lo spazio tra le linee. Sfortunato nella deviazione che attiva Simeone in occasione dell’1-0. Maldestro in una intercetto simile, all’alba della ripresa, che manda in porta Adams, fermato da Juan Jesus. Segno che forse difetta in personalità nella fase di non possesso.

(dal 81’ Elmas: s.v.)

Indubbiamente ha sul piede il tiro del possibile pareggio, che spedisce nel cielo plumbeo del capoluogo sabaudo.

De Bruyne: 5,5

Torna a occupare lo slot di mezzala classica, nella mediana a tre, rinunciando Conte al sistema asimmetrico, caratterizzato dai famigerati Fab Four. Il suo gioco, dunque, deve prendere un’altra forma. Quindi prova a far apparire e sparire d’incanto il pallone, uscendo dallo stretto, a caccia delle giuste spaziature. Peccato che il Torino sia lesto a scivolare sotto la linea della palla, generando densità; per cui, le sue geometrie finiscono per sbattere contro il blocco basso predisposto dai granata. Prova a dare tutto, anche con qualche conclusione da fuori, tipo quella del 22’, deviata impercettibilmente, altrimenti sarebbe finito in rete. Però ha palesato evidenti limiti sul piano del dinamismo. Smarrendosi nel marasma generale.

Neres: 5

Con il suo stile di gioco avrebbe dovuto seminare il panico, grazie a dribbling mortiferi e progressioni palla al piede. Pedersen percepisce il pericolo e chiede aiuto nei raddoppi. Il brasiliano doveva approfittare dell’opportunità e dimostrarsi un’ira di Dio. Magari finte intimidatorie e improvvise accelerazioni le vedremo in un’altra circostanza. Oggi davvero scialbo.

(dal 73’ Politano: s.v.)

Entra seppur in condizioni precarie per togliere le castagne dal fuoco. L’assolo dal quale nasce il pareggio, annullato per fuorigioco, è la sua giocata per antonomasia. In effetti, ci era riuscito.

Lucca: 4

E’ mancato clamorosamente, apportando un contributo minimo. I soliti scettici, non senza fondate ragioni, lo hanno ritenuto finora poco all’altezza, sostanzialmente inadatto al ruolo. Vero che ogni qual volta è stato chiamato in causa si spende tantissimo per la squadra. Soprattutto in quegli aspetti che non sono secondari per un centravanti; per esempio, il lavoro spalle alla porta. Però non tiene un pallone e tecnicamente pare limitato, pure nei fondamentali elementari, tipo stop o ricezione orientata. A parziale giustificazione, non è stato mai sollecitato dalla manovra collettiva. Ma nulla ha fatto per mettersi in zona luce. Forse sul giudizio totalmente negativo pesa la cronica assenza di attaccanti italiani; una penuria per cui pure un giocatore “normale” come lui viene poi valutato al mercato a prezzi non in saldi. Facendo lievitare le aspettative, poi puntualmente deluse.

(dal 73’ Ambrosino: s.v.)

Almeno per adesso, non sembra questo il suo habitat naturale.

Spinazzola: 6,5

Non dà punti di riferimento; predilige partire alto sull’esterno, ondeggiando e spostando la palla lungo la linea laterale, con l’intenzione di arrivare sul fondo e crossare. Ma sa accentrarsi, per associarsi con i compagni. Trasformandosi in un pericolo costante poiché usa entrambi i piedi con la medesima qualità. E’ l’unico che ha tirato in porta. E questo la dice lunga, sulla pochezza del Napoli, nonché sul carattere indomito dell’ex Roma, uno degli ultimi ad arrendersi all’evidenza di una partita brutta e inconsistente da parte di (quasi) tutta la squadra partenopea.

Allenatore Conte: 5

C’è veramente poco da discutere, oggi il Napoli ha interpretato in modo pessimo il match. L’approccio iniziale, caratterizzato da poca intensità e attenzione minima, finisce per condannare alla sconfitta la squadra, incapace di rientrare emotivamente in partita dopo aver regalato praticamente un tempo al Torino. Non che la ripresa sia andata meglio. Gli azzurri hanno continuato a far trasparire la sensazione di sufficienza in tutte le giocate, su entrambi i lati del campo. Regalando ai granata almeno un’ora. I cambi poi sono apparsi tardivi, effettuati quando ormai i buoi erano abbondantemente scappati. Bisogna però aggiungere che ha cercato di cancellare l’etichetta fastidiosa di integralismo tattico, ridisegnando la squadra in corso d’opera. Probabilmente è stato tradito dai suoi giocatori; specialmente quelli che avrebbero dovuto metterlo in difficoltà nelle scelte future. Se questo è il rendimento che possono offrire, meglio affidarsi all’energia dei “soliti noti”. E talvolta, manco a quelli…

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