Il Napoli per archiviare la sconfitta di Manchester in Champions League. E magari, alla luce dei risultati maturati dalla concorrenza, mandare un segnale forte, concretizzando un accenno di fuga in classifica. Così da dimostrare di essere competitivo su entrambi i fronti. Per il Pisa, che veniva da due sconfitte consecutive, ultimo in classifica con un solo punto, conquistato all’esordio in campionato a Bergamo, era un appuntamento chiave per sovvertire gerarchie e pronostici. Vediamo com’è andata…
Meret: 7
Con l’arrivo di un concorrente importante per la maglia da titolare, la domanda che assilla tifosi e critica è se abbia sufficiente forza mentale per riuscire a sopportare la delicata situazione di giocarsi il posto (almeno sulla carta) ogni settimana. Del resto, sussiste una fetta di ambiente che nutre verso l’Airone friulano una fiducia tremolante; un’insicurezza di fondo che nessuna buona prestazione pare in grado di sanare. Eppure, tiene in piedi la baracca in pieno recupero del primo tempo, quando Leris taglia dietro la difesa, che si concede una piccola sbavatura, e colpisce al volo, obbligandolo ad una chiusura salvifica sul primo palo. Nella ripresa, reattivo sulla botta da fuori di Akinsanmiro, alzata in angolo. Letteralmente miracoloso nel levare dalla porta ad Angori il clamoroso 3-3, con il Napoli ormai in bambola dopo il demenziale gol del 2-3 regalato agli ospiti qualche attimo prima.
Di Lorenzo: 5,5
Nel calcio posizionale di Conte il concetto di “falso terzino” inventato da Guardiola è determinante, poiché garantisce pericolosità continua. Peccato che oggi il Napoli non riesca a innescare delle veloci ripartenze. Tutto merito della disposizione del Pisa, bravo a fare grande densità sottopalla. Il capitano comunque accompagna l’azione, intelligentissimo nell’aprirsi alla massima ampiezza per farsi servire sulla corsa, con il classico controllo a seguire, orientato successivamente dal comportamento di Bonfanti. Se “scappa” all’indietro, il capitano lo punta; altrimenti chiama il triangolo con Politano, aggredendo la profondità, per dettare il passaggio di ritorno. Considerando pure che gli ospiti interpretano la fase difensiva applicandosi non poco, visto come Akinsanmiro chiude lo spazio interno con una certa attitudine. Confeziona un frittatone fantozziano, regalando ad Angori un pallone in piena area, convertito nel 2-3 da Lorran.
Beukema: 6
Se c’è un aggettivo con cui etichettarne la prestazione di stasera è rognoso. Talvolta si assume l’onere di trovare la soluzione per uscire da dietro in modo pulito. D’altronde, vedendo il gioco frontale, può leggere le intenzioni di Nzola: quando il centravanti di Gilardino pressa (raramente), l’olandese esplora la profondità col lancio lungo. Altrimenti, se aspetta un po’ più basso, mangia il campo in conduzione, portando palla in zona centrale. Una leggerezza nel convulso arrembaggio finale del Pisa poteva costare carissima.
Buongiorno: 6,5
La sua idea di difesa è sempre proattiva, a qualsiasi altezza del campo. Oggi ha saputo lasciare il segno più di quanto dicano i numeri, nel duello con Moreo, che usciva dal cono di luce centrale, per scombinare la struttura difensiva del Napoli. L’ex Toro gestisce bene gli spazi, disposto a spostarsi con vitalità pur di non perdere il contatto con l’avversario. Sempre disposto ad accorciare, il meglio l’ha dato difendendo in avanti.
(dal 80’ Juan Jesus: s.v.)
Una lussuosa risorsa per l’allenatore, perché si dimostra sempre utile alla causa le volte che viene mandato in campo.
Spinazzola: 7
Rimane una disciplinata risorsa “da sistema”, che svolge con precisione i compiti assegnati: combinare con i centrocampisti vicini; magari innescare i riferimenti offensivi posizionati a ridosso della trequarti nerazzurra. Però quando punta Leris, fa la differenza, potendo usare entrambi i piedi con la medesima qualità. L’azione con cui sovraccarica la fascia di competenza e poi serve l’assist a Gilmour per il vantaggio ne è una testimonianza concreta. In occasione del raddoppio scatena una scossa tellurica, bullizzando Semper con un tracciante precisissimo, grazie a piedi educatissimi, con cui disegna un imprevedibile colpo da biliardo.
Gilmour: 6,5
La questione cruciale per il Pisa era schermare il pivote scozzese. Inizialmente un po’ timido, scolastico nei passaggi sul breve, si scioglie sino a diventare a tratti ispirato, sia a livello di costruzione, dove ha preso per mano la squadra con autorità e sagacia, abbassandosi sulla linea difensiva, nella tradizionale “salida lavolpiana”, cioè tra i due centrali, così da attirare gli avversari e liberare spazi ai compagni; che nella rotazione con De Bruyne. Da applausi l’inserimento a rimorchio in occasione del gol. Insomma, una performance totale, da qualsiasi prospettiva la si guardi.
(dal 56’ Lobotka: 6,5)
I suoi sono lampi di pura irriverenza strategica. Controlla nello stretto e gioca in totale sicurezza; cose che diventano le skills con cui demolisce la pressione del Pisa, mettendo in crisi d’identità Gilardino, che sentiva odore di rimonta.
Politano: 6
Gli tocca in dote dover sopportare la marcatura di Bonfanti, che ha passo e gamba per tenerlo e rendergli la vita scomoda. Però, ogni qual volta riceve palla appena dopo la linea di metà campo, lo punta a testa alta. L’impressione che non gli riescano con continuità le solite giocate è confermata dal fatto che non padroneggia come al solito tutti i tricks per tagliare fuori l’intervento del terzino pisano. Che spesso mangia il campo in avanti. Là è bravo Matteo a tagliarlo fuori, usando il destro, gettandolo così nello sconforto più totale.
Elmas: 5,5
Schierato nominalmente da mezzala, in realtà ha toccato pochi palloni. Sembrava che non riuscisse a trovare la giusta posizione, occupando in maniera statica l’half space di destra. Mancando di dinamismo era quindi incapace di smarcarsi tra le linee. Il macedone si intestardiva nel farsi scaricare il pallone e poi tentava trascinarlo in avanti, strappando in conduzione per spezzare i raddoppi.
(dal 56’ Anguissa: 6)
Rispetto al “collega”, Conte gli chiede principalmente di percorrere il corridoio intermedio, piuttosto che venire a giocare centralmente. Agisce quindi da perfetto equilibratore della mediana, specialmente quando McTominay asseconda la sua proverbiale vocazione offensiva, e si proietta in avanti lancia in resta. Attualmente, imprescindibile nel garantire solidità, lì nel mezzo, in qualità di profilo che lotta ed al contempo governa.
De Bruyne: 6
Non si risparmia mai: la sua vera forza è nelle letture. In particolare, quando si abbassa all’indietro per equilibrare la squadra nella costruzione. Mentre riceve palla, ha già decodificato in anticipo il movimento dei compagni, immaginando spazi dove altri vedono esclusivamente muri. Senza trascurare la collaborazione nel consolidare il palleggio dalla metà campo in su, dove ha offerto costantemente una traccia di passaggio pulita. E’ mancato solamente nella rifinitura. Ma la densità del Pisa all’iinterno della trequarti difensiva era veramente ragguardevole.
McTominay: 6
I giocatori “fluidi” come lo scozzese hanno un’importanza chiave nel sistema di Conte. Ne definiscono le rotazioni e gli interscambi posizionali. McT è un tuttocampista assai associativo, che interdice e rifinisce, brillante col pallone nei piedi. Nonché dotato di gamba tonica. Insomma, solita duttilità tattica al debutto casalingo, dove ha accompagnato l’azione proponendosi alle spalle di Marin. In questo modo, dava una nuova opzione di passaggio alla manovra, facendola progredire con efficacia. All’occorrenza si propone negli ultimi sedici metri, voglioso anche di finalizzare.
Hojlund: 5,5
L’impressione che si stia ancora integrato nei meccanismi di gioco appare evidente. Magari interpreta la tipica soluzione dal lancio lungo, imprescindibile nel playbook dei Campioni d’Italia, in maniera personale, facendo perno sul difensore e poi girandosi, invece di mangiargli in testa col fisico. Ma quando interpone il corpo tra il difensore e la palla, diventa quasi una sentenza. Imperdonabile l’egoismo palesato alla fine del primo tempo, quando in situazione di 3 vs 1 preferisce calciare personalmente invece di servire uno dei compagni meglio piazzati. Ma i centravanti sono così, quando vedono la porta, diventando improvvisamente miopi selettivi.
(dal 77’ Lucca: 7)
Forse non incarna esattamente il prototipo che si immaginavano gli haters in servizio permanente effettivo al momento dell’infortunio di Lukaku. Invece il lungagnone ex Udinese, abituato a giocare palloni anche ricevendo di spalle, confeziona un gol da centravanti old style: tenendo la posizione, resistendo al difensore. E poi bruciando l’anticipo, con una sassata spacca vetrine. Insomma, ha dato una prima promettente conferma della sua utilità, trasformandosi nella valvola di sicurezza attraverso cui i partenopei provavano a sottrarsi alla pressione degli ospiti.
Allenatore Conte: 6
Le stagioni sono fatte di imprevisti. L’Uomo del Salento ne è perfettamente consapevole. Freschissimo, d’altronde, il ricordo di quanto accaduto all’Etihad. Perciò, niente rivoluzione tattica, con conseguente ritorno al 4-3-3. Meglio non stravolgere gli equilibri tattici e fare un turnover “scientifico”, con qualche piccolo accorgimento nell’undici iniziale. In ogni caso, gli va riconosciuto il merito di aver voluto speculare al cospetto di una neopromossa, tra l’altro, messa maluccio in classifica. A confermare la determinazione nell’andare a caccia del risultato pieno, dosando le forze, l’aver dato centralità alla sagacia di Gilmour, magari non subito impattante. I cambi restituiscono brio ed un surplus di energie alla squadra. Lo stesso Lucca, oltre a segnare una rete pesante, ha preso progressivamente peso negli ultimi sedici metri permettendo di respirare nell’affannoso finale. Come a dire: le seconde linee (che poi riserve non sono, perché in questo gruppo non ci sono intoccabili) diventano il volto-copertina del Napoli. Si può sottolineare invece che magari i cambi su un calcio d’angolo contro sono stati un piccolo cortocircuito cognitivo, senza per questo essere accusati di lesa maestà?
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