L’Avellino ha iniziato il calciomercato col botto. Certo, di nomi se ne sono fatti tanti in queste settimane che hanno preceduto l’apertura ufficiale delle trattative. Nondimeno, il diesse Mario Aiello ha messo subito le cose in chiaro, tirando fuori il tradizionale coniglio dal cilindro. Vale a dire, aggiungendo alla rosa quel giocatore forte, a cifre sostenibili, in grado di far divertire i tifosi. E dare una grossa mano alla squadra. In tal senso, rientra sicuramente l’ingaggio dal Sassuolo di Luca D’Andrea, uno dei giovani 2004 più interessanti della cadetteria. Rientrato alla base al termine del campionato, giocato in prestito al Brescia, il talentuoso offensive player ha lasciato nuovamente i neroverdi, trasferendosi in Irpinia, per continuare il suo percorso di crescita calcistica, iniziato in B due stagioni orsono con la maglia del Catanzaro.
Piede sinistro educatissimo, D’Andrea ha le potenzialità per gestire i flussi della manovra nella trequarti altrui, attraverso il dribbling e le letture. Caratteristiche che gli consentono di saltare l’uomo, oppure dialogare con i compagni. Proprio la capacità associativa lo rende assai duttile. Per cui potrebbe adattarsi perfettamente al sistema proattivo di Biancolino, occupando qualsiasi slot dell’attacco, così da allungare le rotazioni. Considerando che la direzione sportiva s’è assicurata anche le prestazioni di Andrea Favilli dal Bari, ben venga un po’ di competizione interna per una maglia da titolare.
Del resto, l’allenatore ha dimostrato di voler sviluppare una fase di possesso ambiziosa, fatta di grande dinamismo e costanti interscambi. Dove un attaccante che si muove incontro, accorciando in zona palla, mentre un altro si butta dentro, aggredendo la profondità. Uno scenario nel quale D’Andrea potrebbe esaltarsi, accentrando la sua posizione; altrimenti allargandosi nei corridoi intermedi. Del resto, lavorando a piede invertito, rientra nel profilo classico di chi, seppur partendo nominalmente dalla fascia, si imbuca negli half space alle spalle dei centrocampisti avversari. In alternativa, va a ricercarsi uno spazio, defilandosi esternamente: allora, diventa facile isolarsi in situazione di uno vs uno, creando superiorità numerica. Da lì in avanti, può controllare il pallone, orientandosi verso il centro con la sterzata.
In realtà, tutte queste qualità, nell’esperienza col Brescia la scorsa annata, le ha fatte intravedere solo a intermittenza. Ma le Rondinelle, impelagate nella lotta per non retrocedere, avevano un atteggiamento decisamente conservativo. A Catanzaro, invece, si ricordano ancora delle sue accelerazioni brucianti e delle soluzioni non convenzionali. In uscita dalla panchina si prendeva un mucchio di responsabilità, calandosi in un contesto dove il livello competitivo saliva vertiginosamente, con compagni del calibro di Pietro Iemmello e Jari Vandeputte.
Insomma, l’Avellino si aspetta da D’Andrea che palesi le qualità in suo possesso, dando quella continuità in termini di esecuzione delle scelte che gli è mancata finora per l’utilizzo a singhiozzo.
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