E’ bastata la prima giornata di campionato, condita da una punizione mortifera disegnata con l’interno destro, a certificare come Kevin De Bruyne sia un profilo assai lussuoso per la Serie A, nonostante le 34 primavere sul groppone. Ovviamente, l’ex Manchester City ha fatto anche altro, arricchendo la sua prestazione con un prezioso lavoro di cucitura. Giocate magari meno appariscenti della traiettoria a rientrare, tracciata da posizione defilata rispetto allo specchio della porta, con cui ha beffato Turati. Comunque apparso in ritardo e poco reattivo sulla parabola carica di effetto. Un vero e proprio tiraggiro, insomma, che ha suggellato il risultato finale.
Insomma, KDB ha chiarito a tutti quanto la sua qualità tecnica possa essere efficace in funzione del collettivo. Specialmente le volte che si abbassa nella propria trequarti, facendo da raccordo tra difesa e centrocampo. In effetti, sono bastati pochi frame estratti dalla gara con il Sassuolo per certificare l’intelligenza calcistica del belga, che resosi conto dell’atteggiamento conservativo con cui Grosso voleva contrastare i Campioni d’Italia, ha scelto di retrocedere il raggio d’azione, accorciando nel corridoio intermedio mancino. Così, riusciva a sfruttare egregiamente lo spazio tra JuanJesus e Olivera (che avanzava in fascia, aperto alla massima ampiezza), per ricevere smarcato. E poi far progredire il palleggio, gestendo al meglio ogni potenziale opzione di passaggio; appoggiandosi sul breve oppure ribaltando il campo, esplorando il cambio di lato su Politano e DiLorenzo. Cose solo apparentemente elementari. In realtà, imprescindibili per veicolare in compagni e avversari una sensazione di assoluta padronanza dell’attrezzo.
Basterebbe questo momento di pura arte nelle letture, codificato da Conte nel playbook del “nuovo” Napoli, per sottolinearne la centralità. Oltre a trasmettere vibrazioni positive circa l’immediato futuro dei partenopei. D’altronde, l’Uomo del Salento ha lavorato tanto in ritiro sull’interscambio posizionale con Lobotka. Soluzione che sdogana il pivote slovacco dell’esclusività in regia, lasciando al numero 11 lo slot di costruttore davanti alla difesa. Posizione in cui si è mosso con indiscutibile agio, al netto di un paio di palloni inizialmente amministrati con poca precisione. Proprio l’applicazione in fase di possesso, all’interno di una struttura tattica assai complessa, rimane l’aspetto più interessante dell’esordio in Italia di De Bruyne. Anche se bisognerà testarlo contro avversari dotati di maggiore personalità, che invece di opporre grande densità, decideranno di provare ad asfissiare gli azzurri attraverso il pressing ultraoffensivo, alzando la pressione uomo su uomo sin dalla prima costruzione sviluppata dalla squadra di Conte. Ma con quei fondamentali potrebbe benissimo imbucare direttamente sulla punta.
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