La Juve Stabia è stata indubbiamente una delle sorprese più belle della passata Serie B. Non a caso, pur venendo dalla Lega Pro, ha scalato la classifica, conquistandosi meritatamente l’accesso ai play-off, fermata in semifinale solamente dalla Cremonese. Poi promossa in A. Molteplici le ragioni per cui le Vespe hanno acquisito lo status di rivelazione della cadetteria. Ovviamente, dietro ogni stagione del genere ci sono un mucchio di motivi in grado di spiegare il rendimento avuto dagli uomini di Pagliuca. La questione trascende i moduli. Al contrario, riguarda l’atteggiamento della squadra. Qualcosa, cioè, che va oltre la semplice disposizione numerica in mezzo al campo predisposta dall’allenatore toscano. E afferisce i principi, che sembrano ispirare profili capaci di esprimersi compiutamente sotto pressione. Giocatori veloci, cui basta allungarsi la palla per creare situazioni di vantaggio. Insomma, elementi tipo Niccolò Fortini.

Rientrato alla Fiorentina per scadenza del prestito, adesso il classe 2006 vuole dimostrare al neotecnico della Viola, Stefano Pioli, di meritarsi un chance pure al piano di sopra, convincendolo ad aggregarlo in pianta stabile alla rosa. In effetti, le ottime prestazioni in maglia gialloblù hanno attirato le attenzioni della “casa madre”. Del resto, Niccolò è un prodotto del prolifico vivaio gigliato, dove arrivò alla tenera età di otto anni, facendo la classica trafila, fino alla Primavera. Da lì, il passaggio temporaneo alla Juve Stabia, la scorsa estate. Contesto ideale per ritagliarsi uno spazio importante, accumulando minutaggio, in particolare come laterale sinistro a tutta fascia. Finendo per collezionare 26 presenze (24 da titolare), arricchite da 2 gol: oltre a quello contro il Cosenza, indimenticabile la rete rifilata alla Salernitana, che ha deciso il derby di ritorno.

Nel 3-4-2-1 di Pagliuca accompagnava costantemente l’azione offensiva, offrendo svariate soluzioni al possessore. Garantendo l’ampiezza, oppure sovrapponendosi in fascia; movimento funzionale a determinare poi superiorità numerica, piuttosto che portarsi via l’uomo deputato al raddoppio. Presumibile che l’attitudine a proporsi in appoggio sia frutto dell’evoluzione avuta durante il percorso giovanile. Fortini nasce come attaccante esterno, dotato di gamba tonica, nonché grande abilità nel puntare l’avversario diretto, e isolarsi in situazione di uno contro uno. Quindi arretra progressivamente il raggio di azione. Fino a ricoprire stabilmente lo slot di “quinto” con il passaggio in Primavera.

Se parte Dodo cambiano le gerarchie

A Castellammare, memore dei suoi trascorsi da ala, ha palesato un ipercinetismo fuori scala, vero moto perpetuo ai due estremi del campo, grazie ad una discreta fisicità (è alto 185 cm), associata ad un atletismo impressionante. Con parametri di velocità e resistenza spendibili certamente nella massima categoria. Chiaro che per spostare gli equilibri con la Fiorentina dovrà mantenere alti i giri del motore, offrendo un contributo in termini di intensità per 90’, dovendo assorbire i duelli individuali in fase difensiva. Nondimeno, appare evidente che davanti a sé abbia ampi margini di crescita. Il prossimo step per assicurarsi un futuro roseo è sicuramente di tipo tattico, nel senso che dovrà ampliare necessariamente le sue skill, per calarsi appieno nel sistema di Pioli.

Presumibile, infatti, che l’allenatore voglia schierare i suoi col 4-2-3-1; perciò Fortini dovrà convertirsi in prezioso jolly. Essendo un destro che lavora con qualità anche posizionato a sinistra, ergo, a piede invertito, potrebbe ritagliarsi uno spazio nelle rotazioni su entrambi i lati del campo. Poiché ha le caratteristiche tecniche e atletiche per svolgere adeguatamente il ruolo di terzino, interpretandolo in maniera tradizionale, ma con contaminazioni moderne, persiste la sensazione che possa tentare di ribaltare le gerarchie, considerando lo stallo con Dodo per rinnovargli il contratto in scadenza 2027, adeguandoglielo economicamente. Un gelo tra le parti, che suggerisce al brasiliano di guardarsi attorno. Ed alla società di incassare un sontuoso assegno – non meno di 25 milioni di euro -, puntando sulla valorizzazione di una risorsa giovane e talentuosissima, cresciuta in casa.

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