di Benedetto Manna
Nella nostra cultura “i due figli di Dio”, i DIOSCURI CASTORE E POLLUCE, sono la rappresentazione di un culto che è stato significativo per le vicende storiche che hanno caratterizzato il territorio italico, in epoca greco – romana e che hanno determinato le fondamenta e natura della nostra cultura e civiltà occidentale. IL TEMPIO DEI DIOSCURI nell’Agorà, all’interno del quadrato centrale della Napoli greca, come custodi della Città Nuova, è emblematico di un processo, se vogliamo, di ricerca di “beatificazione”, come risposta agli aneliti di pace e prosperità, dopo anni di turbolenza vissuti tra conflitti, calamità naturali e assestamenti territoriali per popolazioni provenienti d’altrove (apoikìa – la colonia). Per dare maggiore risalto all’argomento, si mette in evidenza l’importanza che assume nell’antichità il CULTO e il TEMPIO DEI DIOSCURI con la collocazione centrale nell’Agorà e nel quadrato urbanistico di Neapolis. I DIOSCURI, venerati nel tempio, oggi chiesa di S. PAOLO MAGGIORE, rappresentano la grecità di Napoli, siamo nel cuore di Neapolis. È una permanenza molto forte. Il tempio venne probabilmente costruito all’epoca della fondazione della città, come sembra provato dai resti di fondazione attribuite al V secolo a.C. Si spera a Napoli di capire la storia di questo tempio, se è precedente, quando, se è un culto anteriore, ecc., però non si può ignorare il contesto storico geografico su cui ha molto puntato l’analisi degli studiosi di archeologia urbana. Non si può ignorare per esempio che il culto dei Dioscuri è penetrato in Etruria, così come a Roma. Il tempio ben conservato fino al terremoto del XVII sec. e poi sostituito dalla chiesa di San Paolo Maggiore, nell’odierna Piazza San Gaetano, che ne conserva solo alcune colonne e alcuni elementi, ha avuto un’importanza che va molto al di là di quanto si creda, proprio grazie alla sua iscrizione monumentale. Fu ricostruito nella prima età imperiale sotto Tiberio (14 – 37 d.C.), nel quadro di una nuova sistemazione urbanistica dell’area del foro napoletano. Fu eretto da due personaggi, uno era un liberto imperiale, che a loro spese dedicarono questo tempio (che avevano fatto, in età tiberiana, subito dopo Augusto) e quello che c’era dentro ai Dioscuri ma anche alla città. L’iscrizione della facciata ha un’importanza straordinaria e riporta il seguente testo in greco: “Tiberio Giulio Tarso (fece costruire) in onore dei Dioscuri e della Polis il tempio e tutto quanto è in esso/Pelagon liberto e procuratore dell’imperatore, avendolo finito a sue spese, lo dedicò”. I Dioscuri di Napoli sono il simbolo della cultura antica, della conoscenza antica e del greco. Questo per capire la persistenza che c’è a Napoli, riscontrata in iscrizioni e raffigurazioni, come per sepolcri, decorazioni di altri luoghi, in secoli successivi. I Dioscuri possono avere avuto funzioni diverse, come è noto; c’è una rideterminazione funzionale in base al ruolo. Rappresentano il ciclo dei giorni e delle notti come di quello delle estati e degli inverni; sono soccorritori sul mare come sulla terra degli uomini in pericolo; Castore è domatore di cavalli, Polluce è il pugile e l’atleta forte e vincitore. Si sa il ruolo che hanno avuto a Roma (militare; Paterni Penati). Sappiamo per esempio che in Pindaro nella III Olimpica sono definiti PHILOS XENOI, amanti dell’ospitalità, nel senso di chi ospita o di chi è ospitato. Un segno di apertura verso gli altri, gli stranieri. Un aspetto impressionante di questo, è dato dallo sviluppo continuo che questo elemento ha avuto, e che a Neapolis potrebbe avere avuto un senso molto forte se il culto risale a periodi precedenti. Quando si fa la Neapolis, la città nuova, si erano accolti i Sami, i Cumani cacciati da Aristodemo, in lotta con lui, e poi altri afflussi, legati alla storia di Neapolis, visti con SIMPATHIA. Questo elemento è chiarito molto bene da Teocrito, che in un periodo più recente rispetto a Pindaro, ma interessante comunque per la Neapolis ellenistica, ci rileva che questi PHILOS XENOI, già da tempo attestati, avevano una funzione nel mito, non solo per navigazione, cavalleria, abilità atletiche, ma anche per questo aspetto. Perché avevano imposto al re dei Bebrici, Amico, dopo averlo sconfitto, di accogliere gli ospiti e di non trattarli più male. È possibile che i Dioscuri nelle varie funzionalità che hanno avuto, abbiano avuto anche a Neapolis questa funzione importante, di vedere con SIMPATHIA DI DARE OSPITALITÀ E DI ACCOGLIERE GLI ALTRI, in un periodo in cui (siamo alla fine del VI sec. a.C. e inizi del V sec.) gran parte dell’Italia, attraversata da lotte interne, è pervasa da una cultura comune, quella ellenica, fortemente rappresentata proprio dal culto dei Dioscuri. Ecco basta solo riferirsi a tale culto per capire la strada da percorrere per l’accoglienza e la volontà di pace.