La tentazione Kevin De Bruyne dimostra che il Napoli non vuole avere più confini; magari non ha le potenzialità per sedurre i top player che giocano nell’elite europea. Tantomeno quelli in rampa di lancio sul mercato, che potrebbero cioè interessare questa ristretta cerchia di club. Nondimeno, oggi gli esuberi o gli esodati (leggi svincolati) delle “big” sono diventati di colpo profili da inseguire anche per De Laurentiis. Facciamo subito chiarezza, al di là del fascino mediatico suscitato da un affare del genere, dal punto di vista tecnico-tattico il belga resta un tuttocampista dirompente. Ideale per calarsi nel calcio posizionale voluto da Conte, dove potrebbe occupare ogni slot dalla mediana in su, all’interno del sistema fluido implementato dall’Uomo del Salento.
Dove giocherebbe, quindi, De Bruyne nel Napoli del futuro, strutturato col 3-2-2-3? In primis, da classica mezzala, libera di muoversi nell’half space destro. Oppure avanzandone il raggio d’azione, permettendogli dunque di fluttuare lungo tutto il fronte offensivo, alle spalle del centrocampo avversario, guardando in faccia la linea difensiva altrui. In zona di rifinitura potrebbe buttarsi direttamente dentro, scegliendo la soluzione individuale, invece di dialogare sul breve con una punta muscolare tipo Lukaku. A intrigare, però, è la connessione con la catena esterna, uno dei princìpi offensivi fondamentali del Napoli Campione d’Italia. Senza trascurare la vocazione alla verticalità di McTominay; ad assecondarne gli inserimenti senza palla nei corridoi intermedi i piedi educatissimi, associati a letture visionarie dello spazio, proprio del belga. Quante volte metterebbe lo scozzese davanti alla porta con imbucate sopraffine e filtranti millimetrici?
Rischioso, al contrario, immaginare una soluzione col doble pivote: in occasione della finale di FA Cup persa contro il Crystal Palace, infatti, Guardiola l’ha schierato al fianco di Bernardo Silva. Peccato che entrambi siano maggiormente propensi all’inserimento piuttosto che alla copertura. Per cui i Citizens si sono trovati spesso esposti alle ripartenze, con i mediani costretti a coprire campo all’indietro.
Siamo realisti, allora non sono le 34 primavere a preoccupare, bensì gli infortuni muscolari che gli hanno impedito di giocare con continuità, nella stagione appena terminata ed in quella precedente. Il minutaggio limitato ha prodotto ovviamente delle ripercussioni sulle statistiche, dimezzandone gli assist e rendendogli impossibile raggiungere la doppia cifra nelle segnature.
Insomma, avrà pure perso qualcosina sul piano della resistenza fisica, ma è ancora capace di inclinare in favore della squadra partenopea gli equilibri della Serie A. Un campionato certamente meno intenso se paragonato alla ipercinetica Premier. Forse proprio questo è il motivo per cui ha declinato la proposta dei Chicago Fire. Sbarcare all’ombra del Vesuvio gli costerebbe in termini di ingaggio, sicuramente inferiore a quello che potrebbero garantirgli nella MLS. Ma vuoi mettere tentare l’assalto alla nuova Champions League con gli azzurri. Un traguardo che ormai la proprietà celebra il giusto, pur cominciando a guardare alla Coppa dalle Grandi Orecchie con un’idea diversa, rispetto al semplice sollievo per sistemare il bilancio. Il nuovo format, con più partite, maggiori scontri diretti, ed i playoff come ancora di salvataggio per chi avesse avuto qualche passaggio a vuoto durante la prima fase, oltre ad aumentare la spettacolarità del torneo, determina una sonora impennata dai ricavi totali, tra premi Uefa, incassi dei biglietti al botteghino ed extra dagli sponsor.
In definitiva, se davvero De Laurentiis riesce a prendere De Bruyne, lancia un preciso segnale alla concorrenza, in Italia ed Europa: la conferma di voler essere protagonista anche la stagione che verrà.
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