È morto per un arresto cardiocircolatorio Giovanni Marchionni, il 21enne originario di Bacoli trovato senza vita nella cabina di prua di un motoscafo ormeggiato al porto turistico di Portisco, tra Olbia e la Costa Smeralda. Ma le cause precise del decesso restano ancora da accertare. L’autopsia, eseguita oggi all’istituto di Medicina legale di Sassari, non ha fornito risposte definitive: sarà necessario attendere gli esiti degli esami tossicologici e istologici per chiarire se siano state esalazioni tossiche a provocare la morte del giovane.

Il sospetto principale resta quello inizialmente ipotizzato dai soccorritori: che il 21enne sia rimasto intossicato da fumi sprigionati da un bagno chimico o dalle batterie presenti a bordo. I risultati degli accertamenti di laboratorio arriveranno tra 60 e 90 giorni.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Tempio Pausania (pm Milena Aucone), proseguono contro ignoti. I legali della famiglia Marchionni – gli avvocati Maurizio Capozzo e Gabriele Satta – hanno nominato un proprio perito, Antonio Nieddu, mentre il proprietario della barca è assistito dagli avvocati Giampaolo Murrighile e Sebastiano Giaquinto, con i consulenti Ernesto D’Aloja e Alberto Chighine.

Il corpo del giovane era stato scoperto la mattina dell’8 agosto. Marchionni, operaio in un cantiere nautico di Licola, si trovava in Sardegna per lavoro. Ora resta da capire se, al momento del decesso, fosse solo a bordo e in che condizioni si trovasse l’ambiente all’interno dell’imbarcazione. Gli inquirenti stanno raccogliendo testimonianze e analizzando ogni elemento utile a ricostruire le ultime ore di vita del giovane.

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