Di Angelo Tortora 

 

L’arte, come la saggezza, come la bontà, come la generosità, vero che può essere anche insegnata ma si può tentare, maieuticamente, di estrarla dalla mente, dal cuore, dall’anima, dal grembo di chi richiede il tuo l’aiuto per esprimersi. La creaturina nascosta farà la sua apparizione, vedrà la luce, solo se già esisteva nella persona che sta di fronte.

Perché entrare in un teatro è magico, vedere spegnersi le luci, c’è un silenzio profondo ed ecco che il sipario inizia ad aprirsi ed entri in un altro mondo.

Antonio Sangermano dal malacarne’ di “Lacreme Napulitane” a “Famiglia Arcobalano” in una commedia che è iniziata giovedì e si è conclusa ieri al Teatro Palcoscenico di Napoli. L’amore infinito per il teatro di Antonio e c’è un annedoto sul giovanissimo partenopeo: facendo le recite a scuola e intuendo le immense doti, la maestra dell’elementari andò un giorno vicino alla madre e gli disse di iscriverlo ad una scuola di recitazione e così fu’ e per lui si aprì un nuovo mondo.

Una famiglia omogenitoriale, con Dino (appunto Antonio Sangermano), che vuole sposare Pino (Ettore Luce), poi c’è il figlio,  il piccolo Vittorino (Mariano Daniele), poi fanno parte della Commedia anche la psicologa (Annalisa Naviglia) e il suo tirocinante (Luca Marano), tra paure, dubbi e pregiudizi, sarà Vittorino a decretare il si finale, direzione artistica e produzione a cura di: Manuel Granieri, spettacolo scritto e diretto da Mariano Daniele.

 

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