La tensione resta altissima all’indomani della sentenza per l’esplosione nella fabbrica abusiva di fuochi d’artificio di Ercolano, che nel dicembre 2024 costò la vita alle gemelle Sara e Aurora Esposito e al 18enne Samuel Tafciu. All’uscita dall’aula i familiari delle vittime hanno gridato la loro indignazione: “Diciassette anni di carcere per tre morti non sono giustizia”, hanno urlato tra lacrime e accuse rivolte ai parenti degli imputati, con cui si sono registrati momenti di forte tensione contenuti solo dall’intervento della polizia.

Alcuni familiari hanno accusato malori, rendendo necessario l’intervento dei sanitari. “Siamo finiti dallo psicologo, non dormiamo più per il dolore di non poterli baciare”, hanno detto, ancora scossi per la perdita dei loro cari e per una sentenza ritenuta troppo lieve.

Il padre di Samuel, Kadri Tafciu, ha parlato con amarezza del principio di uguaglianza davanti alla legge: “Lì c’è scritto che la giustizia è uguale per tutti, ma non è vero. Diciassette anni non sono giustizia”. L’uomo ha anche raccontato di essere stato insultato da alcuni parenti degli imputati, circostanza che avrebbe contribuito al caos scoppiato subito dopo il verdetto.

Di fronte alla reazione tumultuosa, l’avvocata Nicoletta Verlezza – legale della famiglia delle gemelle Esposito – ha sottolineato come lo sfogo in aula fosse “scomposto ma comprensibile”, in un contesto in cui “il lavoro nero è una piaga accettata come ammortizzatore sociale”. Per la legale, la sentenza ha comunque confermato la solidità dell’impianto accusatorio: “La procura aveva chiesto 20 anni, la pena è solo di poco inferiore. Siamo soddisfatti del risultato”.

Più critico l’avvocato Massimo Viscusi, che assiste la famiglia Tafciu. Il legale ha definito la giornata “durissima”, segnata da un “pandemonio” in aula e da una sentenza difficile da accettare: “Comprendo la rabbia. È stato riconosciuto l’omicidio volontario, ma per me c’era anche la premeditazione e questo avrebbe impedito il rito abbreviato. Diciassette anni non possono valere la vita di tre ragazzi”.

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