La festa per eccellenza di Napoli e dei napoletani, per molti secoli, è stata Piedigrotta ed è stata organizzata sino ad una cinquantina di anni fa poi per varie ragioni, non ultima per motivi di ordine pubblico, venne soppressa. Piedigrotta aveva radici lontane risalenti al 1487, quando nella notte tra il 7 e l’8 settembre «tutti si recarono» al borgo per la festa di “Santa Maria della Grotta”. Nel corso dei secoli alla manifestazione hanno partecipato un po’ tutti: dal popolo alla borghesia ma anche vari rappresentanti di case reali che si sono alternate a governare la città. Dopo gli anni degli eventi bellici della seconda guerra mondiale, da metà degli anni cinquanta del secolo scorso, ancora in piena ricostruzione e pronti al boom economico, la festa di Piedigrotta ritornò ai suoi primari fasti. Questa riscoperta coincise quando Napoli ebbe come sindaco il comandante Achille Lauro che riuscì a riportare la festa nuovamente alle sue antiche tradizioni.
Le luminarie
Le più grandi e belle venivano montate sia a piazza Vittoria, innanzi all’entrata della Villa Comunale, sia alla Torretta e raffiguravano angoli di Napoli. Le luci di Piedigrotta venivano accese il cinque settembre ma il clou della festa cadeva il sette quando si iniziava con la sfilata dei carri allegorici, che partendo da piazza Cavour, dopo aver percorso piazza del Museo Nazionale, via Pessina, piazza Dante, piazza Carità e poi via Toledo all’epoca via Roma arrivavano a piazza del Plebiscito. Nella grande piazza sostavano per la notte e per tutto il giorno seguente. Il passaggio dei carri, trainati da maleodoranti trattori, avveniva tra due ali di folla festante che si assiepava sin dalle prime ore della sera per accaparrarsi le migliori postazioni. In attesa del passaggio dei carri le migliaia di persone scese in strada si divertivano a lanciare stelle filanti e coriandoli o a suonare trombette, tamburelli, scetavaiasse e putipu’. Inutile dire che i balconi, dei palazzi che insistevano sulle strade dove passavano i carri, diventavano degli ottimi ed ambiti “palchi” stracolmi di persone, tra queste anche molti buontemponi, che muniti di “coppoloni” cercavano di centrare le teste delle sottostanti persone. Si faceva notte fonda per ammirare l’ultimo carro.
I carri
I carri erano abbastanza grandi, tanto da non essere secondi a quelli del Carnevale di Viareggio di quegli anni ed erano attentamente e scrupolosamente “studiati” da una giuria di qualità che avrebbe premiato il più bello. Il giorno successivo, non prima delle ventuno, ripartivano da piazza del Plebiscito e questa volta percorrendo via Santa Lucia, via Partenope, la Riviera di Chiaia giungevano finalmente a Piedigrotta. Qui trovavano rifugio sotto il tunnel delle Quattro giornate. Per questa scelta venne coniato un antico detto che recita: Piedigrotta l’acqua sott a’ grotta. Infine il 9 settembre i carri concludevano le sfilate raggiungendo la collina del Vomero. Lampioncini, festoni, stelle filanti e serie di lampadine utili per allestire i balconi si potevano acquistare nei piccoli empori di quartiere, ma soprattutto ai grandi magazzini come Standa in via Toledo angolo via Diaz dove oggi c’è Bershka, la Rinascente sempre in via Toledo dove oggi c’è H&M ed Upim. Questi grandi magazzini addirittura allestivano interi reparti dove si poteva trovare tutto l’occorrente per questa festa. Il dieci settembre nella Basilica di Piedigrotta si svolgeva il rito in onore della Madonna, che poi veniva fatta uscire dalla Chiesa e portata in processione dai pescatori della spiaggia di Mergellina. Piedigrotta era anche un occasione per il lancio di nuove canzoni. In molti teatri della città come l’Acacia, il Diana, l’Augusteo ed altre sale teatrali si organizzavano dei veri festival da dove sono uscite melodie indimenticabili che sono andate ad arricchire il ben noto canzoniere napoletano. Ai tempi dell’amministrazione Lauro, nello spazio che intercorre tra l’edificio della Stazione Zoologica ed l’ex Circolo della Stampa attuale Museo Darwin, veniva realizzato in legno un teatro all’aperto che si chiamava il Teatro del Popolo da non confondere con la Casina dei fiori altro teatro, ristorante ed american bar che oggi non c’è più.
La festa di Piedigrotta si concludeva il 12 settembre con un fantastico spettacolo di fuochi pirotecnici innanzi via Caracciolo. Per questa serata gli alberghi del lungomare, come quelli di Corso Vittorio Emanuele e tutti quelli panoramici risultavano al completo già da molto tempo prima. Ma anche gli altri alberghi, ed all’epoca, erano tanti risultavano pieni in questo periodo per il fascino che sprigionava la festa di Piedigrotta nel mondo. Nel 2008 duemilaotto il governatore Bassolino tentò di ripristinarla. Organizzò un grande concerto in piazza del Plebiscito di Nino D’Angelo che si avvalse della presenza di Pippo Baudo e Sophia Loren. Ci fu anche una sfilata di tre piccoli carri. Ma qualcosa non funzionò, forse sono cambiati i tempi o ormai siamo tutti così disillusi che niente ci interessa più compreso la vecchia e mitica, Piedigrotta.