“La bozza finale della fase uno è stata firmata questa mattina in Egitto da tutte le parti per il rilascio di tutti gli ostaggi”. Lo ha detto la portavoce del governo israeliano Shosh Bedrosian. Festeggiamenti in strada nella Striscia. Hamas ha dichiarato che l’accordo determina il ritiro delle Idf, l’ingresso di aiuti e lo scambio di prigionieri. lI presidente americano Donald Trump ha definito l’intesa “un primo passo verso una pace duratura”
Il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato sul suo social Truth che i negoziatori di Hamas e Israele hanno infine firmato l’accordo sulla prima fase del piano di pace presentato la scorsa settimana dallo stesso Trump, dopo giorni di negoziati. Nel suo messaggio, Trump ha scritto che la firma significa che «tutti gli ostaggi [detenuti da Hamas] saranno liberati molto presto, mentre Israele ritirerà le sue truppe dietro una linea concordata».
L’annuncio è stato poi confermato dal primo ministro israeliano Netanyahu e da un comunicato di Hamas, ed entrambi hanno ringraziato Trump. L’accordo è stato mediato da Qatar, Stati Uniti, Turchia ed Egitto, ma non sono ancora chiari alcuni dettagli significativi, che dovrebbero essere annunciati nelle prossime ore. È confermato che già nei prossimi giorni ci sarà uno scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi, per il quale entrambe le parti si stanno già preparando. Non è ancora invece del tutto noto come avverrà il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza, e con che tempi.
Nel suo comunicato, Hamas ha scritto che l’accordo «sancisce la fine della guerra a Gaza, il ritiro dell’occupazione israeliana, l’ingresso di aiuti umanitari e lo scambio di prigionieri». Ma Netanyahu, nel suo messaggio, ha finora parlato esclusivamente di liberazione degli ostaggi, e mai di ritiro.
Secondo il piano di Trump, nella prima fase Israele dovrebbe ritirare i propri soldati da un’ampia zona nel centro della Striscia, rimanendo però nel suo territorio. Le fasi successive del piano porterebbero a un ulteriore ritiro, fino a mantenere una “zona cuscinetto” lungo il confine della Striscia. La portavoce del primo ministro israeliano, Shosh Bedrosian, ha detto che nella prima fase l’esercito controllerà circa il 53 per cento della Striscia.
Se tutto dovesse procedere come previsto, l’accordo significa soprattutto un cessate il fuoco e la fine dei bombardamenti e degli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza: inizialmente si pensava sarebbe iniziato immediatamente, ma Bedrosian ha specificato giovedì che inizierà entro le 24 ore seguenti all’approvazione dell’accordo da parte del gabinetto di sicurezza, quindi presumibilmente venerdì pomeriggio. In questo periodo dovrebbe iniziare il ritiro dell’esercito israeliano dietro i confini stabiliti negli accordi. Il governo dovrebbe approvare l’accordo poco dopo che lo avrà fatto il gabinetto di sicurezza. Insieme al cessate il fuoco inizierà un periodo di 72 ore (che in teoria potrà arrivare fino a lunedì pomeriggio) in cui Hamas è tenuto a rilasciare tutti gli ostaggi.
In due anni di invasione, Israele ha ucciso oltre 67mila persone palestinesi. Allo stesso tempo non ha raggiunto il suo obiettivo dichiarato, cioè distruggere completamente la forza politica e militare di Hamas. L’accordo dovrebbe prevedere inoltre l’ingresso di grandi quantità di cibo e generi di prima necessità a Gaza.
Il piano di pace su cui si stava discutendo in Egitto era stato annunciato il 29 settembre da Donald Trump assieme al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Quel testo prevede tra le altre cose anche l’esclusione di Hamas dal futuro governo della Striscia, e la sua completa demilitarizzazione. Non è chiaro se i negoziati degli ultimi giorni abbiano modificato queste condizioni.
Giovedì si riuniranno in Israele il gabinetto di sicurezza e il governo per l’approvazione definitiva dell’accordo.