All’evento per i 70 anni dell’Espresso, Massimo D’Alema e Walter Veltroni intervengono sul ruolo della sinistra e sul clima politico nazionale, delineando criticità e prospettive per il centrosinistra.

D’Alema difende il lavoro di Elly Schlein, sostenendo che non rappresenta “un elemento di frantumazione”, ma anzi un fattore di unità in una fase politica in cui la legge elettorale “impone la centralità delle coalizioni”. L’ex presidente del Consiglio indica però la necessità di una strategia chiara: “Oggi serve una visione del futuro del Paese. La destra ne ha una, ma è la visione del declino dell’Occidente. Loro ci accompagnano verso la chiusura, noi dobbiamo proporre sviluppo. Negli anni Novanta vincemmo perché volevamo un’Italia pienamente europea”.

Sul rapporto tra giovani e politica, D’Alema racconta di aver trovato “una boccata d’ossigeno” nelle mobilitazioni per Gaza: “Quando i giovani si ribellano diventano speranza. Devono guardare con spirito critico il mondo che abbiamo costruito. Sono un grande segnale positivo in un panorama difficile”.

L’ex premier riflette anche sulla crisi della rappresentanza sociale: “La difficoltà della sinistra a rappresentare i ceti popolari è parte della crisi della democrazia nel promuovere l’emancipazione. Le disuguaglianze aumentano, il pensiero neoliberale ha permeato le nostre società, e i ceti popolari non votano più: nelle fasce più deboli l’astensione arriva al 70%. O la sinistra restituisce ai poveri la speranza che la politica possa cambiare la loro vita, o perde”.

In serata, a Otto e mezzo su La7, Walter Veltroni interviene sul recente scontro istituzionale tra governo e Quirinale. “Hanno cercato di dare un colpo al Colle, ma con la popolarità di Mattarella è come sbattere contro un muro”, afferma. Veltroni ricorda come il presidente della Repubblica abbia espresso “parole importanti su Gaza e Ucraina” e sottolinea che “è stato vittima di attacchi russi”.

Per Veltroni la destra italiana “non sopporta garanzie e controlli, tutto ciò che ostacola la persona sola al comando. In questa idea non ci dovrebbero essere magistratura, giornali, cultura”. Da qui l’appello alla coesione istituzionale: “Presidente della Repubblica e presidente del Consiglio hanno il dovere di andare d’accordo. Quando ciò non avviene, è il Paese a rimetterci in credibilità e stabilità”.

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