foto Antimo Piccirillo

Uno dei temi principali in vista della partita con il Lecce rimane la sostituzione di Buongiorno. L’assenza di un difensore così dominante come l’ex Toro, non solo sul piano squisitamente fisico, impone un approfondimento tattico sulle probabili scelte di formazione che schiererà Conte. Un’indicazione in vista del match di sabato lascia presagire lo scivolamento di Olivera al fianco di Rrahmani. Ruolo non del tutto inedito per l’uruguagio, quello di marcatore. Anche se nella sua nazionale, il c.t. Bielsa l’ha adattato durante la Copa América ‘24 da braccetto mancino, nella difesa a tre.

La struttura del Napoli in fase di palleggio prevederebbe in ogni caso una costruzione composta da tre uomini. Generalmente, infatti, la squadra partenopea sviluppa il consueto dominio nel possesso appoggiandosi sui due centrali, associando a turno uno dei terzini, che stringe sempre la posizione, mentre l’altro si apre in fascia. Non è raro, dunque, vedere Politano garantire la massima ampiezza a destra. Nel frattempo, Di Lorenzo scala in avanti, affiancandosi a Lobotka in mezzo al campo, lavorando da “finta mezzala” in virtù di proverbiale mobilità e letture da vero centrocampista. A completare la fluidità della retroguardia azzurra provvede proprio Olivera, che tira la diagonale di copertura, piazzandosi sul centro-sinistra della linea arretrata.

Forse Conte ha iniziato a cambiare idea circa la possibilità di disegnare una nuova coppia centrale perché, dovendo rinunciare pure a Juan Jesus, in panchina non ha un’alternativa reale a Buongiorno. Magari Rafa Marín può assomigliargli vagamente per caratteristiche morfologiche. Ma da qui a pensare di ricalcarne le funzioni ce ne corre. Per cui meglio aggiungere all’equazione una variabile in grado di assicurare mobilità e reattività da opporre a una punta del calibro di Krstović. Il montenegrino attacca la profondità, e si getta su qualsiasi pallone transiti negli ultimi sedici metri: non a caso è già arrivato in doppia cifra, avendo realizzato finora 10 gol in Serie A. Insomma, va temuto il giusto, poiché spesso ha tolto le castagne dal fuoco ai salentini. Perciò l’allenatore dei partenopei vorrebbe optare per un profilo maggiormente dinamico rispetto ad esempio all’ex canterano del Real Madrid.

In definitiva, per Conte sarebbe un compromesso, che potrebbe creare dei grattacapi al Napoli, in quanto vengono meno le situazioni in cui l’istinto suggerisce a Buongiorno di rompere con sicurezza la linea e accorciare prepotentemente in avanti, a caccia dell’intercetto sulla trequarti. Questo tratto distintivo gli permette di restringere e allargare lo spazio tra l’avversario e la porta a suo piacimento. Schierando Olivera in mezzo, si punterà di più sulla dedizione in marcatura diretta, disinnescando sul nascere le ipotesi che il centravanti di Giampaolo possa venire innescato con imbucate in verticale. Più che una strategia voluta, sembra un atto di fede, sperando che la realtà superi le aspettative.

La decisione di adattare un giocatore teoricamente furi ruolo rafforza – manco ce ne fosse bisogno – quell’immagine di fine stratega di Conte, continuamente disegnato da una certa critica alla stregua del “filosofo” intransigente. Questo, a testimonianza della brillantezza tattica di cui è capace, si sposa con l’arretramento di Spinazzola, che se rapportato all’uruguagio, ha qualità diverse, tipiche del tornante a tutta fascia. Comunque spendibile sia in copertura che nelle transizioni offensive, grazie alla determinazione messa abitualmente in campo.

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