Nel calcio dei cinque cambi, la capacità di mantenere comunque elevato il livello competitivo degli undici in campo dipende moltissimo dalle sostituzioni. Per il Napoli, da questo punto di vista, sembra che ieri siano state decisive, ma in negativo. E là gli oltranzisti della critica feroce a Conte si sono letteralmente scatenati. Difficile ovviamente dire se l’allenatore ha letto in ritardo le dinamiche del match. Oppure, più semplicemente, gli azzurri abbiano delle alternative ai titolari non sempre all’altezza dell’obiettivo che stanno inseguendo.
Vero che l’ingresso di Billing avrebbe dovuto garantire un surplus in termine di centimetri, mentre sulla capocciata di Vásquez – una giocata da centravanti puro -, il danese appare troppo tenero in marcatura, lasciandosi sovrastare fisicamente nel contrasto. Però bisogna riconoscere che tutta la squadra ha dimostrato una colpevole inconsistenza, creando i presupposti per subire inopinatamente il pareggio. Il Genoa, infatti, gioca un cross lungo, che connette l’esterno con il centro dell’area di rigore. Eppure i partenopei, a difesa schierata (nonché in evidente superiorità numerica!), palesano un approccio collettivo ingiustificabile: passivo in alcuni, distratto in altri.
Insomma, Conte ha provato a trovare risposte dalla sua panchina, ma non ne ha avute. Nondimeno, anche le sue scelte hanno veicolato (chiaramente, col senno di poi…) in tifosi e addetti ai lavori una sgradevole sensazione. Come se al tecnico fosse mancata per un attimo la giusta dose di lucidità. Abbastanza disastrosa l’uscita di Raspadori, sul piano tattico ed emotivo. Dopo un primo tempo interlocutorio, condito da un unico sussulto poiché ben controllato da Otoa, Jack aveva comunque severamente impegnato Siegrist, smarcandosi alle spalle del suo avversario diretto, con una perfetta corsa in profondità.
Ecco perché l’uscita anzitempo dell’ex Sassuolo genera recriminazioni. Nella ripresa, invece, aveva trovato la posizione ideale, in quanto Otoa non era per nulla a suo agio nel controllarlo lontano dalla porta. Perciò il numero 81 poteva ricevere tra le linee e rientrare dentro al campo per aggredire lo spazio. Del resto, così è nato il raddoppio. McTominay prima scardina la compattezza sottopalla dei rossoblù con una corsa in conduzione, attirando fuori i difensori. Quindi, serve con il contagiri Raspadori: la sassata in diagonale avrebbe potuto chiudere sostanzialmente la gara, se solo ci fosse stata nei minuti successivi maggiore attenzione.
Inoltre, non va trascurato il messaggio mentale recapitato alla squadra, che ha dato l’impressione di farsi condizionare dall’uscita di una punta per un centrocampista, finendo per non razionalizzare una strategia teoricamente funzionale ad apportare nuove energie a giocatori che stavano progressivamente smarrendo lucidità. D’altronde, la stagione è stata caratterizzata da alti e bassi quando nei secondi tempi gli azzurri si attestano nella loro trequarti. Va ricordato, per onestà intellettuale, che questo rimane il filo conduttore della gestione Conte. Uno dei pochissimi nei di un campionato finora davvero straordinario.
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