Foto Antimo Piccirillo

Sono in tanti ad affermare che la Serie A manchi di ritmo, suffragando questa teoria utilizzando Modric come riferimento: se il campionato è così poco intenso, un 40enne riesce ovviamente a fare ancora la differenza. Una concezione che non considera i continui sviluppi dinamici strettamente connessi al calcio contemporaneo. Per cui si valuta la quantità di chilometri macinati in ogni partita, piuttosto della qualità delle singole giocate.  Naturalmente è un’idea distorta, che tende a privilegiare la fisicità, a scapito delle letture. Mentre è scientificamente provato che il pensiero tattico, ovvero la capacità cognitiva di prendere decisioni funzionali alla situazione contingente, corre più veloce delle gambe.

In questo scenario, Billy Gilmour è una risorsa di gran lusso, perché può essere inserito a gara in corso, magari utile per consentire a Lobotka di tirare un po’ il fiato. Ma anche sostituirlo tra i titolari, assumendosi totalmente l’onere del centrocampo. Garantendo al Napoli il medesimo rendimento, misurabile e concreto in termini di uscita pulita del pallone dal basso, nonché gestione efficace dei flussi. Cioè, rallentando il possesso, affinché si possa rifiatare attraverso il palleggio. Oppure alzandolo, per coprire rapidamente il campo, in modo che gli azzurri riescano ad avanzare sulle catene esterne o insinuarsi nei corridoi intermedi. Dunque, nonostante l’assenza del pivote slovacco si protrarrà per circa un mese (niente Torino, Inter e Lecce, oltre al Psv in Champions), Conte può preparare il prossimo match contro i granata con un pizzico di rilassatezza. Consapevole di dover rinunciare momentaneamente a un profilo ormai diventato egemonico nella struttura del suo Napoli. Però di avere comunque in mediana un’alternativa assai affidabile cui delegare le sorti della manovra.

Per certi versi, Lobotka e Gilmour sono sovrapponibili, almeno morfologicamente: a stento arrivano al metro e 70. Eppure dominano la zona nevralgica dei Campioni d’Italia in virtù di una innegabile abilità nell’allargare o restringere il campo. Inoltre, lo slovacco svolge un preziosissimo lavoro difensivo – per contrasti e recuperi -, avendo forza nelle gambe spendibile nel resistere alla pressione individuale. Dal canto suo, lo scozzese consente ai partenopei di sfruttare la dimensione del lancio lungo. Col Genoa, per esempio, Vieira ha provato a metterlo in ombra, impedendogli la costruzione da dietro. Allora, per misurare l’impatto tattico dell’ex Brighton non va trascurato il ribaltamento del fronte, con cui, invece di forzare il passaggio sul breve, esplorava la profondità.

In definitiva, l’importanza di un giocatore del calibro di Gilmour, tatticamente raffinato, nell’economia del Napoli, potrebbe risultare decisivo, scongiurando l’ossessione per i cd. “titolarissimi” e la conseguente diffidenza (spesso strisciante, seppur reale) di parte dell’ambiente partenopeo per le presunte seconde linee.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LEGGI ANCHE:

Davvero il Napoli è maggiormente orientato al pressing alto? Scopriamolo…

Please follow and like us:
Pin Share
Facebook
YouTube