Due distinte operazioni antimafia hanno inferto un duro colpo alla camorra napoletana, portando all’arresto complessivo di 19 persone e facendo emergere nuovi dettagli sugli assetti criminali attivi tra l’area nord di Napoli e il centro storico. La Direzione investigativa antimafia di Napoli ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 indagati ritenuti affiliati al clan Amato-Pagano, storica cosca protagonista della prima faida di Scampia. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo camorristico, intestazione fittizia di beni e riciclaggio, con l’aggravante di aver agito per agevolare il clan. Il gruppo, oggi con base a Melito, mantiene una forte influenza anche a Mugnano e in alcune aree di Secondigliano e Scampia.
L’inchiesta rappresenta la prosecuzione di una maxi operazione che, nel dicembre dello scorso anno, aveva portato a 53 misure cautelari e alla ricostruzione dell’organigramma del clan, guidato dai discendenti diretti dei fondatori Raffaele Amato e Cesare Pagano, entrambi detenuti al 41 bis. Le indagini hanno fatto luce sull’attuale struttura del sodalizio, sull’elargizione delle cosiddette “mesate” ai familiari degli affiliati detenuti e sull’organizzazione di summit in luoghi ritenuti sicuri. In particolare, una coppia di coniugi avrebbe messo a disposizione la propria abitazione nel centro di Melito per le riunioni del clan, allontanandosi da casa durante gli incontri.
Gli investigatori hanno inoltre accertato l’uso di veicoli di lusso intestati fittiziamente ad aziende riconducibili a imprenditori compiacenti, con falsi contratti di noleggio per eludere i controlli. Contestate anche attività di riciclaggio e autoriciclaggio, con flussi di denaro trasferiti all’estero, soprattutto in Spagna, dove il clan è radicato da tempo, oltre a tentativi di estorsione ai danni di imprenditori.
Parallelamente, un blitz dei carabinieri del Nucleo Investigativo ha colpito il rione Sanità, dove sono stati arrestati otto indagati accusati di porto e detenzione illegale di armi da fuoco e munizioni, aggravati dalla finalità mafiosa. Secondo gli inquirenti, gli arrestati operavano per conto del clan Sequino-Savarese, contribuendo al controllo criminale del territorio e al consolidamento dell’egemonia del gruppo nel quartiere.
Le indagini, condotte tra il 2024 e il 2025 anche con attività tecniche, hanno permesso di individuare armi e luoghi di occultamento. Nel corso delle perquisizioni è stata inoltre rimossa un’edicola votiva dedicata a Emanuele Tufano, ucciso il 24 ottobre 2024 durante un conflitto a fuoco tra gruppi criminali rivali dei quartieri Sanità e Mercato.
