Tra le operazioni di mercato compiute finora, Beukema e Milinković-Savić sbarcano all’ombra del Vesuvio con un mucchio di aspettative. Però, il prezzo pagato per portarli in azzurro c’entra poco. A stupire maggiormente, il fatto che abbiano deciso di scommettere sulla capacità di strappare una maglia a Rrahmani e Meret, privilegiati (teoricamente…) nelle gerarchie iniziali di Conte. Ecco, la sensazione che l’aggiunta di “armi extra” sia funzionale non solo a puntellare l’organico vincente della scorsa stagione, ma soprattutto per consentire all’allenatore di modellare il Napoli sulla scorta di una nuova idea – iniziare una ambiziosa campagna europea – non appare campata in aria.

Beukema suggerisce cambiamenti tattici

Beukema, preso per 30 milioni più gli immancabili bonus dal Bologna dopo un campionato da rivelazione, in cui ha brillato nel sistema basato sul pressing intenso e ossessivo di Italiano (uno che chiede ai suoi giocatori di scalare sempre in avanti), dovrà ritagliarsi uno spazio nelle rotazioni difensive, consapevole che Buongiorno e Rrahmani l’anno passato sono stati letteralmente delle macchine da guerra, mantenendo un rendimento altissimo. In particolare, il kosovaro sembra la figura chiave attorno al quale edificare la retroguardia partenopea. Non a caso, nella squadra dello Scudetto era quello deputato a prendersi grandi responsabilità anche con il pallone, avventurandosi con naturalezza in conduzione. Oppure assumendosi l’onere di trovare una linea di passaggio pulita all’atto della prima costruzione. Specialmente quando gli azzurri erano costretti a uscire da situazioni complicate, dovendo sottrarsi alla pressione ultra-offensiva degli avversari. Accanto ad Amir, fino al momento in cui gli infortuni non l’hanno obbligato a fermarsi, Buongiorno rappresenta una delle ragioni (ovviamente, non l’unica…) per cui il Napoli concedeva pochissime occasioni. Di sicuro, l’ex capitano del Torino era a suo agio in un sistema che ne ha esaltato le abilità nel rompere la linea, mandando fuori giri l’avversario diretto. Conte gli chiedeva di allontanarsi dall’area di rigore, salire sino a centrocampo, difendere in avanti sull’attaccante, che sgomitando copre il pallone col corpo cercando di evitare l’anticipo.

In questo scenario il ruolo di Beukema potrebbe non limitarsi al mero cambio dei (presunti) titolari. Addirittura, metterebbe significativamente in dubbio le scelte del tecnico in materia di modulo, poiché è un profilo assai affidabile, sia con il pallone che senza. Facile quindi immaginare un possibile ritorno alla difesa a tre. Poter schierare contemporaneamente difensori forti nel tenere l’uno contro uno, però comunque tecnici, all’interno di un atteggiamento tattico pensato per mantenere un baricentro medio/basso, permetterebbe a Conte di lavorare con meno campo alle spalle della retroguardia. Contemporaneamente, affidarsi ai piedi educati dei difensori per sviluppare una circolazione qualitativa, significherebbe esercitare un controllo pressoché dominante in fase di costruzione.

Milinković-Savić più di un “dodicesimo”

A proposito di cambiamenti, l’arrivo di Milinković-Savić, in prestito dal Torino con obbligo di riscatto fissato in 21.5 milioni di euro, instilla qualche dubbio: difficilmente vengono spesi per un portiere di riserva. Ergo, va contemplata la possibilità che il ballottaggio con Meret sia reale. Il motivo per cui Conte metterebbe in discussione le gerarchie tra i pali vanno ricercate essenzialmente nella funzionalità dell’estremo difensore, da coinvolgere costantemente nei delicati meccanismi di risalita dal basso.

Meret non possiede un gioco articolato con i piedi: generalmente scarica sul breve al compagno smarcato o cerca il lancio ad attivare Lukaku, chiamato poi ad accorciare nel cerchio di centrocampo per contendere i rimbalzi offensivi. Conoscendo la proverbiale minuzia con cui il tecnico salentino organizza la squadra, forse vuole codificare, estremizzandola, una soluzione diretta a esplorare maggiormente la profondità. Perciò si affiderebbe al serbo, per saltare la pressione grazie al suo calcio preciso – lanci di 70/80 metri eseguiti senza sforzo apparente-, capace di assecondare fin dentro la trequarti avversaria il belga o Lucca, oltre all’aggressività delle mezzali nel cacciare le seconde palle.

In ogni caso, sarebbe un errore concentrarsi esclusivamente su questa caratteristica. Milinković-Savić resta un ottimo portiere, strutturato fisicamente, ma non lento o macchinoso nell’impostare il progetto motorio. Non va trascurato il coraggio nelle uscite, specialmente basse: quelle cd. “a valanga”, tipiche di chi ha uno stile orientato a chiudere lo specchio agli avversari, riducendogli notevolmente lo spazio di tiro.

Chiaramente, l’Uomo del Salento spera che entrambi i nuovi acquisti contribuiscano a portare la squadra ad un livello superiore in termini prestativi. Del resto, il Napoli dovrà giocare un numero consistente di partite, alcune in un contesto ipercompetitivo. Allora, Beukema e Milinković-Savić diventano una sorta di polizza assicurativa per chi, intenzionato a confermarsi in Serie A come forza dominante, vuole avere una rosa profonda, così da ridurre al minimo i rischi derivanti da infortuni o squalifiche. Ed al contempo, giocarsi fino in fondo pure le chance in Champions League.

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