Il meteo dice che stamattina ci sarà un limpido sole in piazza San Pietro a Roma, quando alle 10,30, presieduta da papa Leone XIV, avrà inizio la Celebrazione eucaristica e il Rito della Canonizzazione di sette Beati, fra i quali l’avvocato latianese Bartolo Longo, laico, fondatore del Santuario di Pompei, l’apostolo del Rosario.

 

Tanti fedeli in Piazza San Pietro

 

Nella domenica in cui si celebra il Giubileo del mondo missionario, non solo dalla diocesi di Pompei, nel cui santuario riposano le spoglie mortali di Longo, ma da tutto il Salento – con Latiano, in provincia di Brindisi, e la Diocesi di Oria, in testa – i fedeli accorreranno per assistere al rito che prende l’avvio con la richiesta della canonizzazione da parte del Prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, prosegue con la lettura della formula «Ad honorem Sanctae et Individuae Trinitatis…» e culmina con lo svelamento dell’effigie, quando si srotolerà il drappo appeso alla facciata della Basilica vaticana. Ci sono tanti motivi che rendono speciale per i salentini la canonizzazione di «Bartholomaeus Longo», a partire dalla circostanza che a leggere la richiesta, appunto quale Prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, è il cardinale Marcello Semeraro, che è stato Vescovo di Oria. Fu lui, del resto che il 25 febbraio scorso annunciò come, dal letto dell’ospedale Gemelli, papa Francesco avesse approvato la canonizzazione di Bartolo Longo, mentre il voto favorevole è venuto dal Concistoro Ordinario Pubblico del 13 giugno 2025.

 

La Madonna del Rosario di Pompei

 

I fedeli nel notare l’aureola sul capo dell’avvocato latianese, leggeranno sul libretto della messa di canonizzazione che «il nome di Bartolo Longo è legato al complesso di devozione mariana e opere di carità del Santuario di Pompei, conosciuto nel mondo intero. Nato a Latiano il 10 febbraio 1841 – leggeranno ancora -, intraprese a Lecce gli studi giuridici, che concluse all’Università di Napoli divenendo avvocato. Dopo un tempo di lontananza dalla fede, nel 1865 si convertì dalle pratiche dello spiritismo, si impegnò nel promuovere opere di bene e divenne Terziario domenicano e zelatore della preghiera del Rosario». Ma non fu solo questo l’avvocati latianese, che sale agli onori degli altari: «Per amministrare le proprietà della contessa Marianna Farnararo vedova De Fusco, nell’ottobre 1872, si recò in Valle di Pompei e si prese cura delle necessità spirituali e materiali degli abitanti che erano in completo abbandono – si legge ancora -. Così pregò la Beata Vergine Maria: “Se è vero che tu hai promesso … che chi propaga il Rosario si salva, io mi salverò, perché non uscirò da questa terra di Pompei senza aver qui propagato il tuo Rosario”. Al suono delle campane dell’Angelus, che proruppe in quel momento, comprese che quella sarebbe stata la sua missione». «Il 13 novembre 1875 fece giungere a Pompei l’immagine della Madonna del Rosario e l’8 maggio 1876 fu posta la prima pietra del Santuario – leggeranno ancora -. Scrisse libri di devozione e curò la pubblicazione del periodico “Il Rosario e la Nuova Pompei”. Nel 1883 compose la “Supplica alla Madonna di Pompei”. Si sposò con la contessa De Fusco, con la quale osservò sempre la castità coniugale. Insieme alla consorte eresse a Pompei un orfanotrofio femminile (1887) e le case per l’accoglienza dei figli (1892) e delle figlie dei carcerati (1922), fondò la Congregazione delle Suore Domenicane Figlie del S. Rosario di Pompei e nel 1906 cedette tutte le proprietà alla Santa Sede. Morì il 5 ottobre 1926. Fu beatificato in Piazza San Pietro da San Giovanni Paolo II il 26 ottobre 1980».

 

Presente anche il sindaco di Latiano

 

Oggi «insieme ai miei concittadini e ai tanti pellegrini della Diocesi di Oria, sarò in Piazza San Pietro per partecipare alla solenne celebrazione eucaristica presieduta dal sommo Pontefice Papa Leone XIV» ha dichiarato il sindaco di Latiano, Cosimo Maiorano, il quale rinnovando la gratitudine al Pontefice ha osservato: «Sono profondamente convinto che dopo aver vissuto questo importante momento religioso, ritorneremo a Latiano con l’orgoglio di essere latianesi e concittadini di un Uomo Santo. Bartolo Longo, con le sue fragilità umane e con i suoi peccati, è stato sicuramente un uomo proiettato in avanti; le sue sono state giustamente definite “intuizioni profetiche”». E da Pompei proprio in queste ore, vengono le parole dell’Arcivescovo di Pompei, monsignor Tommaso Caputo, che in una lunga intervista ha dichiarato: «Longo è attualissimo perché, dopo la conversione, ha vissuto ben radicato nel Vangelo. Sembra davvero un nostro contemporaneo. Ha amato i poveri, s’è preso cura, ogni giorno, dei minori abbandonati, dei figli dei carcerati, delle orfanelle, ha diffuso il Santo Rosario, ha testimoniato la sua fede, sì è reso strumento della carità, ha seminato nel mondo la speranza. È stato, diremmo con Papa Francesco, un testimone pieno della “Chiesa in uscita”».

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