L’attentato che la scorsa notte ha colpito Sigfrido Ranucci, vicedirettore Rai e conduttore di Report, ha scosso profondamente il mondo del giornalismo e dell’informazione. Le esplosioni che hanno distrutto due auto della sua famiglia, davanti alla sua abitazione, sono state definite dagli inquirenti come “danneggiamento aggravato dal metodo mafioso”. Immediata la reazione compatta di solidarietà da parte di ordini professionali, sindacati e istituzioni della Campania, che hanno espresso vicinanza al giornalista e alla redazione di Report e invocato misure di tutela concrete.
Il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Campania ha condannato l’episodio con fermezza: “Siamo al fianco di Ranucci e di sua figlia per un fatto di inaudita gravità contro le persone e la libertà di stampa. Questa libertà va difesa contro ogni aggressione, fisica o verbale”.
Sulla stessa linea il Sindacato unitario giornalisti della Campania (Sugc), che ha parlato di un “chiaro avvertimento teso a piegare e intimidire chi fa giornalismo di inchiesta ad altissimi livelli”. “Ranucci è stato spesso oggetto di duri attacchi politici e mediatici, che lo hanno reso un bersaglio. Chiediamo che le indagini siano rapide e accurate, e che a lui e alla redazione di Report venga garantita la massima sicurezza”, si legge nella nota.
Il Comitato di redazione della Tgr Campania ha ricordato il legame simbolico con la figura di Giancarlo Siani, di cui ricorre il quarantennale dell’assassinio da parte della camorra: “Questo attentato riporta indietro le lancette dell’orologio, ai tempi in cui mafia e poteri occulti colpivano i giornalisti per zittire la verità. Ranucci e Report sono oggi un pilastro inscalfibile della libertà di informazione. Siamo con lui e non arretreremo di un millimetro”.
Parole forti anche da don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Pol.i.s. della Regione Campania, che ha espresso “profonda preoccupazione per la nuova escalation di intimidazioni e veri e propri attentati contro i rappresentanti del giornalismo italiano”: “Abbiamo da poco ricordato Giancarlo Siani, e dobbiamo constatare che chi racconta la verità continua a essere minacciato. Non basta la solidarietà, servono atti concreti per proteggere chi informa e rafforzare la coscienza civile della comunità”.