Di Angelo Tortora 

 

Edoardo De Filippo disse su Toto’:
“Totò era del rione Sanità, io lì andavo a scuola, ci vedevamo spesso anche prima di lavorare insieme. Quella era la Napoli dei napoletani, della gente umile, dei venditori, dei negozi di cibarie. Qualsiasi cosa Totò toccasse diventava incantata. Aveva una sensibilità straordinaria, era un grande osservatore. Le maschere napoletane e la nostra commedia dell’arte sono passate attraverso Totò, e c’è un altra frase di Edoardo De Filippo che è celebre: il teatro non è indispensabile, serve ad attraversare le frontiere fra te e me. Eh si, la Napoli dei napoletani, della gente umile, i due colossi a cui si ispira Antonio Masucci, il bambino prodigio, il piccolo genietto tuttofare, ci mette passione e massima dedizione per questo mondo e Antonio tra teatro, canto, chitarra non si ferma mai, un moto perpetuo instancabile ed è appena 11enne. Il Teatro è la parabola del mondo, il palcoscenico non è solo un mondo a parte, è una miriade di mondi, ed è in quei mondi che un uomo può avere tutto quello che immagina, se solo lui crede in ciò che vede. Perché guardare è essere pittore, soffrire è essere poeta, dall’unione della plasticità e dell’anima si può far nascere la più bella arte vivente integrale: il teatro e l’arte sta nell’essere se stessi fino in fondo e Antonio Masucci e conscio di questo.

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