Da un punto di vista tattico il match del Napoli contro il Genoa ha offerto numerosi spunti degni da approfondire sullo stato di salute dei partenopei, anche in vista della trasferta di Parma. In primis, il modo di approcciarsi al match da parte degli azzurri, a tratti incapaci di disinnescare il piano gara predisposto da Vieira. Azioni ripetute, fortemente orientate all’agonismo e all’intensità, con cui i rossoblù sono riusciti a sporcare costantemente ogni costruzione manovrata attraverso un pressing ben organizzato. Che rende l’idea della sofferenza palesata dai padroni di casa nello sviluppare il proverbiale possesso qualitativo. Trovando, invece, un mucchio di difficoltà nell’imporre il ritmo voluto al giropalla. A causa dell’aggressività del Grifone, Conte ha dovuto usare Meret come rifermento per iniziare la costruzione. Una scelta obbligata, che costringeva il portiere a cercare la soluzione diretta, lanciando lungo verso Lukaku. Perciò il palleggio stentava a guadagnare metri con efficacia e brillantezza, limitandosi spesso al semplice controllo territoriale nella propria metà campo.
Come colpire il Parma
Comunque, domenica sera si è visto qualcosa di buono, spendibile pure al “Tardini”. Ovvero, interpretare in maniera assai fluida la risalita dal basso, però, con una sostanziale novità. La struttura posizionale prevedeva, come di consueto, una linea arretrata composta da tre uomini: due centrali col piede dominante (Rrahmani centrodestra, Olivera centrosinistra), e Gilmour in mezzo a loro, a fare da riferimento. Insomma, la classica salida lavolpiana, che sottrae il metodista dalle grinfie di chi vuole schermarlo, ed al contempo sdogana Di Lorenzo da compiti prettamente difensivi, consentendogli quella libertà nel salire a centrocampo, alla stregua di una “finta mezzala”; se non addirittura attaccare la profondità. Mentre Politano e Spinazzola fissano i confini esterni dello schieramento, garantendo la massima ampiezza. Nel mezzo, poi, le continue rotazioni, che favoriscono l’interscambio con Raspadori: le volte che si abbassava, infatti, era McTominay a posizionarsi vicino a Lukaku. In questo scenario, Jack trae vantaggio dall’allontanarsi rispetto alla retroguardia avversaria, andando a prendersi lo spazio, libero di ricevere alle spalle della mediana altrui.
Assodato che il Napoli sceglie (più o meno…) consapevolmente di abbassarsi su un blocco medio-basso, appare evidente che questa strategia comporti potenziali turning point negativi, cioè fasi di partita in cui, senza troppe scorciatoie semantiche, si vada in apnea, soffrendo non poco a ridosso della propria area. Ecco, limitarsi a fare densità in zona palla non basta; abbiamo già visto quanto, alla lunga, sia velenoso piuttosto che benefico, mantenere un atteggiamento prudente. Auspicabile dunque un modo di difendere più attivo, che renderebbe scomoda la vita ai Ducali.
Chi usare per creare difficoltà
D’altronde, come sottolineato poc’anzi, gli azzurri hanno nel loro dna la possibilità di sviluppare un gioco verticale, grazie al combinato predisposto dalla coppia Raspadori-Lukaku. La chiave, come sempre, sarà il contributo spalle alla porta di Big Rom; le sue sponde potrebbero dare un senso a questa giocata, tipica dell’attacco partenopeo. Magari senza andare immediatamente sul belga. Passando prima per il centro, ergo, accompagnandola con le letture di Raspadori, bravo a smarcarsi nello spazio tra le linee.
Complicato immaginare adesso se questi accorgimenti basteranno a evitare di rimanere impantanati in vista del traguardo. Quel che è certo, bisogna sopravvivere al Parma, probabilmente uno degli avversari peggiori, se non il peggiore, si potesse desiderare. Una rivale completa, per ricchezza di contenuti tecnico-tattici, che venderà cara la pelle (come del resto ha fatto il Genoa). Con questi chiari di luna, fare pronostici diventa un esercizio prematuro. Al momento, forse a causa di un eccessivo sconforto, la squadra di Chivu sembra una montagna emotivamente assai dura da scalare. Mentre, di norma, almeno a guardare la classifica, il Napoli sbarca in Emilia leggermente favorito. Ciò che preoccupa di più è la tenuta di un gruppo che contro il Genoa ha dato l’impressione di essere un po’ col fiato corto. Come può pensare allora Conte di superare i gialloblù? Facendo ricorso alla ricchezza di soluzioni in organico, nonché basandosi sulla totale convinzione nei mezzi dei suoi calciatori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LEGGI ANCHE:
Conte sul banco degli imputati per i cambi, ma il pareggio è frutto di disattenzione collettiva