L’immagine di copertina della undicesima giornata del Primavera1, prima della sosta per le nazionali, è il Napoli che strappa i tre punti a domicilio all’imbattuta Atalanta, una delle squadre più solide del campionato, allungando una striscia di risultati positivi – nelle ultime tre uscite, 1 pari e 2 vittorie consecutive – tali da consentire agli azzurrini di abbandonare il fondo della classifica.
Ma se i 10 punti mettono i ragazzi di Dario Rocco fuori dai playout, quello che gratifica maggiormente è la radicale sovversione di un’inerzia negativa dimostrata con il sacco di Zingonia. Non che prima il gioco latitasse, sia ben inteso, ma il passaggio definitivo al 3-5-2 per questioni di equilibrio sembra finalmente aver quadrato i partenopei in entrambe le fasi, dandogli nuove prospettive. Una intuizione decisiva, assieme a quella di convertire Torre, da esterno alto piazzato sulla destra, schierato a piede invertito, in laterale mancino a tutta fascia, così da sfruttarne l’arto dominante. Una fiducia pienamente ripagata sul campo, in virtù di cambio passo mortifero e pallone incollato ai piedi. L’ideale complemento di Colella, dunque, che sul versante opposto già faceva continuamente su e giù, garantendo spinta o sovrapposizioni.
Nuove consapevolezze tattiche
In effetti, rispetto all’impostazione di inizio stagione, ovvero, difesa a quattro e azione offensiva affidata, in base all’avversario di turno, ad un’unica punta, supportata dal terzetto di trequartisti, piuttosto del classico tridente con gli esterni, la consapevolezza tattica appare decisamente migliorata. In questo scenario, il rendimento della retroguardia non ha risentito troppo del passaggio alla linea tre, quando si abbassa a protezione di Lattisi. Anzi, ha cominciato a salire di livello. Rocco usa Caucci e Garofalo da braccetti, con Gambardella a fare da copertura o rompere in avanti lo schieramento, per mandare fuori strada gli avversari, controllando in maniera capillare lo spazio.

A questo si aggiunge un centrocampo dove Cimmaruta e capitan De Chiara sono geometrici e al contempo assai aggressivi, che vivono la gara cantando e portando la croce; cioè, lavorando con attenzione al governo della manovra, oppure lottando duramente nella zona nevralgica, mantenendo la barra dritta nei momenti in cui i compagni smarriscono la giusta direzione. E quando Lo Scalzo sale di giri, accantonando quelle indiscutibili manifestazioni di talento talvolta però fumose, non sempre funzionali alle esigenze del collettivo, allora fa davvero ammattire. Ogni volta che ha la palla diventa un brivido continuo per gli avversari; li lascia sul posto a suo piacimento, tra strappi in conduzione e finte di corpo. Colpi che lo rendono concreto, non solo calcisticamente bello a vedersi.
Cambiare in attacco
Negli ultimi venticinque metri le difficoltà stanno progressivamente svanendo grazie alla coppia composta da Saviano e Raggioli. Saviano ha capito di poter diventare subito un valore aggiunto. Non a caso, sta stupendo per la capacità di adattamento alla categoria superiore, lui che gioca abitualmente con l’Under18. Impattante alla stregua di un ciclone che si abbatte sulla costa. D’altronde, con quell’atletismo strabordante, può reggere qualsiasi urto, mettendo in ginocchio il marcatore e seminando scompiglio nelle difese altrui. Obbligate ad avere un occhio di riguardo anche nei confronti del compagno di reparto, quel Raggioli bravo a coprire tutti i palloni che transitano dalle sue parti, unendo senso della porta nelle ricezioni di spalle a indubbie doti nelle letture degli spazi da occupare fisicamente.

Inoltre, non va dimenticato che in panchina ci sono risorse che possono letteralmente spaccare in due le gare in corso d’opera con numeri di qualità: Gorica, Nardozi e Borriello (attualmente out causa infortunio, ma in procinto di rientrare). Profili tecnicamente virtuosi, dal baricentro basso; in grado quindi di esaltarsi nello stretto e spezzare i raddoppi con controlli orientati, associati a movimenti del bacino e tocchi pulitissimi.
Insomma, la situazione del Napoli pare stia cambiando: tra l’inizio a singhiozzo, che lasciava presagire la retrocessione diretta, a squadra in risalita (nonostante continui a lambire pericolosamente i playout), l’unica certezza è rappresentata dall’applicazione dei ragazzi in maglia azzurra. Vogliosi di dimostrare che il bello magari deve ancora venire.
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