DI BENEDETTO MANNA
Sono stati inaugurati a Ischia i primi cinque bus elettrici all’insegna di un’innovazione nel campo del trasporto pubblico isolano, per un ambiente più pulito senza emissioni di gas climalteranti, con uso di energia che non proviene più dalla combustione di materiali fossili. L’intento però di perseguire politiche green risulta non efficace se ci si limita a considerare un utilizzo sic et simpliciter del mezzo di trasporto se pur elettrico. Per il momento si può solo constatare che si è però nella possibilità di mettere in atto scelte significative per la gestione del traffico urbano, proprio per dare senso all’ impiego di linee urbane elettriche, portatrici di un messaggio innovativo. In pratica bisogna rendere attuabile il funzionamento di un trasporto collettivo su gomma che intende nei fatti rivoluzionare le modalità del trasporto come sono a tutto oggi ancora concepite sulle strade dell’isola.Tutto ciò per rispondere a criteri di rispetto ambientale, di sicurezza, di attenzione sociale, di protezione dei luoghi (vedi paesaggi) e di vita delle comunità, di crescita del senso civico e socioculturale, per uno sviluppo socioeconomico di tipo non fittizio. Ecco i nuovi mezzi elettrici arrivati sull’isola possono diventare l’occasione buona per ripensare il trasporto urbano al centro di un servizio efficiente e sostenibile, offerto ai suoi passeggeri, siano essi cittadini o turisti, resi consapevoli e partecipi della fase di rinnovamento necessaria, grazie a una progettazione condivisa e innovativa dei collegamenti su strada isolana. Si verrebbe a seguire l’esempio di quanto già attuato in altri paesi italiani (Reggio Emilia; Trento; Parma; Bologna; Mantova; Bolzano; Milano; Venezia; ecc.) ed europei (Copenaghen; Oslo; Stoccolma – Capitale verde d’Europa; Amsterdam; Amburgo; Vienna; Parigi; Londra; ecc.). In ognuno di questi luoghi viene declinata nei modi più confacenti alla loro realtà la mobilità sostenibile, per renderlinel modo migliore più vivibili: investimenti in energie rinnovabili per trasporti pubblici;integrazione del trasporto pubblico con biciclette;“città dei 15 minuti”, dove i servizi essenziali sono raggiungibili a piedi o in bici; modelli di città “car free” e neutrali per emissioni di CO2; infrastrutture per piste ciclabili; “Zone 30” per limiti di velocità per ridurre inquinamento atmosferico ed acustico, aumentare la sicurezza per pedoni e ciclisti e rendere l’ambiente urbano più accogliente; capillari e convenienti trasporti pubblici, favorendo le fasce sociali più deboli; e così di seguito.
Proviamo così ad avanzare una proposta, che possa rappresentare un’innovazione di mobilità sostenibile, prendendo in considerazione, come primo approccio, il tratto di collegamento isolano, quello che unisce il Comune di Ischia con il Comune di Lacco Ameno sulla strada statale 270.Si tratta di un percorso di circa 9 Km., che attualmente percorrono prevalentemente la maggior parte delle linee di trasporto pubblico messe a disposizione, per assicurare il collegamento con tuti i Comuni dell’isola. Diventa già palese che diventa eccesivo caricare questo tratto con bus che possono invece partire da Comuni più prossimi alle mete da raggiungere, senza fare capo ad unica zona di stazionamento, l’attuale capolinea del Piazzale Trieste e Trento a Ischia Porto. C’è quindi il problema di dover frammentare i tragitti percorsi dai mezzi pubblici, per evitare un effetto ad imbuto, che causa intasamento e di conseguenza rallentamento. La situazione peggiora in considerazione anche della dimensione degli autobus, formato torpedoni, pensata per dover accompagnare tutti i passeggeri in più destinazioni, prevedendo lungo il tragitto le diversefermate. Si vede bene che limitando le tratte a collegamenti brevi tra alcuni Comuni, come potrebbe essere la tratta della SS 270 tra Ischia, Casamicciola e Lacco Ameno di 9 Km., e ricorrendo a mezzi meno voluminosi e quindi più facilmente manovrabili su strada, diventerebbero più frequenti i passaggi alle fermate, permettendo così di ripartire in più momenti il carico di passeggericon riduzione della capienza necessaria e dei tempi di attesa ea vantaggio anche del comfort, non avendosi affollamenti stressanti.
Quindi si crea un servizio che non lascia a piedi nessuno, potendo beneficiare anche della vista del paesaggio stando seduti comodamente (salvaguardando così anche la prerogativa turistica del luogo), con tempi accettabili di percorrenza. Si stima approssimativamenteper 9 Km. di tragitto che, con 7 navette (ovviamente elettriche) di andata e ritorno, a un’andatura di 30 km/h,econ una sosta di circa 2 minuti e attesa del mezzo non superiore a 10 minuti,per ognuna delle 13 fermate ipotizzate (in quanto non sempre tutte sono effettuate lungo il tragitto), la durata del percorsoè non superiore ai 44 min. (velocità virtuale non inferiore a 12 Km/h). Prevedendo inoltre un numero massimo di 40 passeggeri per ciascun veicolo, si garantirebbe in un’ora il trasporto per 382 viaggiatori, assicurando così in una giornata di tre turni da sei ore il trasporto di 6876 persone. Da quanto illustrato, al di là della indicazione dei dati riportati, vengono messi in luce alcuniaspetti fondamentali, affinché si possa rispettare qualsiasi tempistica e immediatezza di trasporto, per l’efficientamento e gradimento di un servizio anche senza impatti ambientali. Uno di essi riguarda la necessità di rendere il più libero possibile il percorso da “ingombri” per renderlo scorrevole, a guisa di una linea veloce cittadina, come fosse una tramvia o meglio ancora una linea di trasporto collettivo, in assenza di binari,con vetture spedite nel loro movimento, da poterla definire Metropolitana Leggera a Cielo Aperto. A riguardo è stato evidenziato l’inadeguatezza dei mezzi attuali in circolazione su tutti i percorsi, fossero anche elettrici (come gli attuali cinque in dotazione), sottolineando la necessità di un utilizzo più logico su tragitti più giustificati senza essere onnipresenti,e prevedendo il decongestionamento sui loro luoghi di partenza e arrivo (vedi nuove aree appropriate per Capolinea e Terminal). Un altro problema che va affrontato per rendere possibile qualsiasi percorso (come quello preso in considerazione) scorrevole senza intasamenti, inquinamenti, in sicurezza, socialmente ed economicamente sostenibile, riguarda la gestione e disciplina del traffico su mezzi privati. Orbene tornando alla tratta da Ischia Porto a Lacco Ameno, come è stata ragionata per una sua rivisitazione in forma di mobilità green, non si può prescindere ovviamente anche da una forte limitazione dell’uso del proprio mezzo privato su tale asse viario della SS 270. Il problema nei fatti si presenta meno ostico del previsto, considerando le attuali opportunità e scenari possibili. Il bilancio tra gli eventuali svantaggi e possibili benefici per la collettività, come già indicati, confermerebbe che le ricadute positive prevarrebbero sul territorio,in linea con le ambiziose attese di rilancio socio economico dell’isola, nel rispetto e valorizzazionedi tutte le sue prerogative ambientali di pregio, contribuendo a renderla maggiormente meta esclusiva (sulla scia di quanto già realizzato in V. Partenope a Napoli, con l’ isola pedonale, o a Firenze con la realizzazione della tramvia urbana). Nella pratica come verrebbero gestiti i collegamenti dei veicoli privati sul percorso per loro diversamente regolamentato con delle limitazioni? Un residente sui luoghi del percorso avrebbe facilità di accesso alla propria dimora? A queste domande si può rispondere facendo presente che verrebbe seguita una nuova regola che stabilisce che durante il periodo di funzionamento del trasporto pubbliconon è ammessa la percorrenza del proprio veicolo liberamente sull’intera tratta destinata con una corsia preferenziale (nei due sensi di percorrenza) ad essere attraversata dal mezzo pubblico (nel nostro caso le navette), e dai trasporti necessari come quelli per garantire l’ordine pubblico, il pronto intervento, oltre quelli perscuola bus, taxi, transfer e merci (in base a certi orari autorizzati di carico e scarico).L’accesso per il veicolo privatosul tale percorso sarà possibile solo per il raggiungimento delle aree di parcheggio collocatenei pressi delle fermate della linea urbana metropolitana. Sarà concesso quindi di percorrere brevi tratti dal proprio luogo di partenza per poter sostare nel primo parcheggio utile, prossimo a una delle fermate. Così vale per chi deve allontanarsi o raggiungere la propria abitazione. Gli autonoleggiatori faranno a questo punto privilegiare dai loro clienti i percorsi interni isolani. In più si può integrare il percorso prevedendo a determinate fermate un servizio di trasporto pubblico collettivo su richiesta per le aree rurali (esperienza praticata nel Parco del Cilento). A ragion veduta i propri veicoli più che penalizzati verrebbero beneficiati dalla minore usura, dal minor rischio di tamponamenti e urti (per non parlare di incidenti), dal minor consumo e spreco di carburante, a vantaggio della propria sicurezza e tasche. Tutto ciò senza mettere anche in conto l’argine frapposto all’invasione veicolare dei falsi residenti, che dovrebbero anch’essi attenersi ad una nuova disciplina. C’è una foto di Piazza degli Eroi (inclusa nel percorso esaminato) risalente a metà del XX secolo, che sintetizza più di ogni altro discorso quanto detto. C’è un carro con carico di barili (di vino?) trainato da una coppia di muli (le nostre navette elettriche), ove sullo sfondo compaiono due cartelli stradali: uno che indica il limite massimo di velocità di 15 km/h e un altro che vieta l’uso di segnalazioni acustiche, come il clacson. Domanda: siamo sicuri di aver progredito?
