Cosa dire di Opera di Periferia andata in scena ieri sera all’Augusteo?
Facciamo subito una premessa: l’audio non era perfetto, a momenti si faceva fatica a comprendere quello che si diceva sul palco. Siamo certi che il problema sarà risolto. Fatto sta che pur essendo napoletani si faceva fatica a capire quello che in dialetto dicevano i protagonisti. Ci siamo trovati un po’ nella stessa situazione in cui verrebbero a trovarsi fuori regione.
Detto questo diciamo anche che tutto sommato non era fondamentale capire ciò di cui parlavano. Opera di Periferia è un musical basato molto sul ballo, e c’ da dire che i ragazzi della Paranza sono stati molto bravi. Coinvolgente l’energia sprigionata sul palcoscenico da tutti i 21 componenti la compagnia belle le musiche di Maurizio Garofalo intrigante in particolare l’ esordio come ballerino di Ivan Granatino Superbe le Ebbanesis che abbinano all’ abilità vocale una forte presenza scenica.
La storia è quella di una periferia di Napoli, molto violenta. In questo ci permettiamo di tirare un po’ le orecchie a Lanzetta, l’autore. Perché in questo modo si mette in luce un aspetto di Napoli non proprio esaltante, quello che piace di più a chi critica la nostra città. Non che non sia vero, ma certamente c’è stata un po’ di accentuazione che non va bene.
Peppe Lanzetta non tradisce! la rivisitazione del suo Opera di Periferia 20 anni dopo è un grido di angoscia in chiave rap degli ultimi ,dei giovani emarginati nelle periferie del mondo.Scampia nell’ allestimento di Bruno Garolfo diventa un simbolo la storia di Carlo e Maria l’ emblema del disagio e dell’emarginazione da una società diventata nel frattempo ancor più classista pronta a bruciare senza scampo e rapidamente i sogni e le ambizioni di chi faticosamente prova ad alzare la testa vano il tentativo di riscatto di Carlo attraverso la boxe inutili i sogni di Maria la Metro non arriva alle Canarie ultima fermata Secondigliano
Il pubblico apprezza
