“Chiedete ai candidati alla presidenza della Campania perché i medici di famiglia stanno scappando e rischiamo di non averne più”. È l’appello lanciato da Salvatore Caiazza, medico di base dell’Asl Napoli 2, durante la protesta organizzata oggi davanti alla sede della Regione, dove circa un centinaio di camici bianchi si è mobilitato contro la nuova normativa nazionale che impone ai medici di medicina generale di prestare servizio anche nelle Case di Comunità, con orari stabiliti dalle Asl.
Una misura che, secondo i manifestanti, snatura il loro ruolo e compromette la qualità dell’assistenza. “La Regione Campania – denuncia Caiazza – ha firmato un accordo integrativo che di fatto ci trasforma in dipendenti, senza però offrirci le tutele dei dipendenti. Siamo liberi professionisti con partita Iva, ma subiamo l’imposizione di ore aggiuntive nelle Case di Comunità. È un danno per noi e per i cittadini”.
Il presidente provinciale dello Snami, Gennaro Caiaffa, parla di un rischioso indebolimento dell’intero servizio sanitario: “Stiamo cercando di sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni sulle difficoltà gravissime del sistema. Con il ruolo unico, il medico di famiglia perde la sua funzione tradizionale: si smantella il rapporto fiduciario e si spinge verso una turnazione burocratica che riduce il medico territoriale a un operatore davanti al computer”.
Timori condivisi anche da Sabatino Russo, medico generale a Giugliano: “Con questa riforma si perderà il rapporto personale con i pazienti. Se qualcuno dei miei assistiti ha un problema al di fuori del mio orario, sarà costretto ad andare nella Casa di Comunità dove troverà un medico che non lo conosce. Un’assurdità”.
La protesta dei medici proseguirà nei prossimi giorni, mentre cresce la richiesta di un confronto immediato con governo e Regioni per rivedere un modello organizzativo ritenuto insostenibile e dannoso per la medicina territoriale.
