Di Angelo Tortora 

 

“Sono stato in Sicilia e ho colto meglio il tema del Ponte sullo Stretto. Sapete che io sono favorevole al Ponte sullo Stretto, però quando vai lì e domandi quanto ci vuole per arrivare in autostrada da Catania a Palermo ti rispondono tre ore, ed è un percorso di guerra, lavori, interruzioni, ponti, crolli, l’ira di Dio. E con il treno? cinque ore. Catania-Palermo 5 ore in treno. Arriviamo al Brennero”. Lo ha spiegato il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca intervenendo all’inaugurazione della nuova sede dell’Ordine degli architetti di Napoli. “In Sicilia uno immaginerebbe un grande consenso per quest’opera. Invece loro, in gran parte, la vivono come qualcosa che riguarda gli esterni, non loro. Rispetto alla vita quotidiana che hanno i cittadini – ha detto ancora il governatore campano – la cosa pare una perdita di soldi e di tempo. Questo mi porta a ritenere che non è che dobbiamo bloccare il Ponte, che è una grande opera che va fatta, ma va accompagnato: ci vogliono le risorse, devi avere il coraggio di fare una grande scelta politica, un grande programma di manutenzione idrica, stradale e ferroviaria. Ci vogliono 10 miliardi, ma questo fa un grande Paese, se vuole recuperare un pezzo del suo territorio e della sua storia. Perché la Sicilia è tanta parte della nostra storia”. De Luca ha poi spiegato di essere stato in Sicilia per alcune iniziative, e di essere rientrato “con l’angoscia addosso. Mi hanno raccontato che nell’area metropolitana di Catania, parliamo di 1 milione e 200mila abitanti, non c’è stata in questi anni una denuncia per usura e una sola denuncia per estorsione. Stiamo peggio di come stavamo 20 o 30 anni fa. Mi hanno fatto vedere i tablet con la comunicazione che intercorre tra chi sta in carcere e chi sta fuori a fare commercio. Dal carcere si collegano tranquillamente. In videoconferenza, fanno le call, il camorrista che sta dentro si collega per organizzare il commercio, il traffico. Me sono tornato con un’angoscia…”.

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