foto di Antimo Piccirillo

Sono bastati una manciata di minuti a Giuseppe Ambrosino per dimostrare di essere all’altezza della situazione. Alla faccia di chi continua a sostenere che il settore giovanile del Napoli è scadente, l’attaccante originario di Procida ha fatto tutta la trafila nel vivaio partenopeo, prima di cominciare a capitalizzare il suo talento, prestato in Serie B. Le esperienze maturate con le maglie di Como, Cittadella, Catanzaro e Frosinone ne hanno valorizzato il talento, seppur al piano di sotto, e talvolta giocando solo spezzoni di gara. Permettendogli al contempo di crescere senza oneri eccessivi, ma comunque dovendosi adattare alle durezze del clima che si respira in cadetteria.

L’attesissimo esordio in Serie A nel finale di un match bloccato, ancora in bilico nel risultato, e perciò nient’affatto agevole sul piano emotivo, testimonia anche la gestione inclusiva dell’intera rosa da parte di Antonio Conte, che ha riposto grande fiducia nel classe 2003 (il prossimo 10 settembre compirà dunque 22 anni), gettandolo in mischia senza alcuna remora contro il Cagliari. Piuttosto significativo che appena entrato (dal 75′), ha messo a sedere Mina con una giocata deliziosa: controllo orientato, finta di corpo e dribbling. Un exploit per un debuttante, che rafforza la dimensione romantica di certe storie. Perché il calcio a questi livelli molto spesso può essere spietato. Talvolta, invece, offre emozionanti suggestioni, che non si esauriscono nella gioia iniziale.

Ecco realizzarsi la favola di un canterano, che corona il suo sogno di mettere piede in prima squadra. Ovvio che l’infortunio di Lukaku ha alterato la fisionomia del Napoli, contribuendo di riflesso a garantire spazio nelle rotazioni ad Ambrosino. Almeno fino all’arrivo dell’ultimo acquisto, quel Rasmus Højlund di cui si è parlato tantissimo, in questi giorni. Adesso che il danese ha sostenuto le visite mediche a Villa Stuart, la conclusione dell’affare con il Manchester United fa sorgere un mucchio di dubbi circa il futuro del procidano. Questione di orizzonti, che si restringono inevitabilmente. Meglio allora rimanere fino a gennaio, occupando lo slot di terza punta, oppure intraprendere un nuovo viaggio? La soluzione più efficace non necessariamente è andare a giocare altrove con continuità. Qualora rimanesse a disposizione di Conte, sottraendolo dunque alle ultime trame di mercato, Ambrosino ci guadagnerebbe in termini di esperienza, continuando ad assorbire come una spugna le idee dell’Uomo del Salento. Una sorta di lectio magistralis, utile in prospettiva per aumentare quelle skill tecnico-tattiche indispensabili per la definitiva maturazione.

Su questa scelta, però, aleggia qualche piccolo dubbio circa l’effettiva utilità di passare teoricamente metà stagione a guardare gli altri dalla panchina. Ma perché frenare l’entusiasmo di chi annusa la concreta possibilità di ritagliarsi uno spazio nella rosa dei Campioni d’Italia!

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