A meno di tre mesi dal voto d’autunno in sette regioni, il “campo largo” resta incompleto. All’appello mancano ancora i candidati governatori per due sfide cruciali: Campania e Puglia. Proprio qui si concentrano le tensioni maggiori tra Pd, M5S e Avs, con incroci di ambizioni e resistenze interne che rallentano l’intesa.
In Campania lo scenario ruota attorno a Vincenzo De Luca, al potere da dieci anni. Sul tavolo c’è il nome di Roberto Fico, ex presidente della Camera e volto di punta dei 5 Stelle. Ma la sua candidatura è congelata, ostaggio del braccio di ferro interno al Pd. In gioco infatti c’è anche la guida del partito regionale, con l’ipotesi di affidarla a Piero De Luca, deputato e figlio del governatore. Una soluzione che, se accettata da tutte le componenti dem, potrebbe sbloccare anche la partita delle Regionali, aprendo la strada al sì definitivo su Fico. A breve è previsto un incontro tra il commissario regionale Antonio Misiani e i segretari provinciali per fissare regole e tempi del congresso. Intanto De Luca senior punta a collocare il voto il più tardi possibile, con novembre come data più probabile.
Situazione simile in Puglia, dove il centrosinistra parte favorito ma resta appeso a un equilibrio interno. Antonio Decaro, ex sindaco di Bari, ha dato disponibilità a candidarsi, ma chiede “zero intralci”: in altre parole, nessuna ombra ingombrante degli ex presidenti Michele Emiliano e Nichi Vendola, entrambi intenzionati a giocare un ruolo di primo piano in Consiglio. Decaro attende quindi una mediazione che possa sciogliere i nodi, con l’obiettivo di arrivare al via libera entro settembre.
Se il centrosinistra litiga sulle candidature, il centrodestra non è più avanti. Le uniche conferme ufficiali sono quelle di Francesco Acquaroli nelle Marche e Roberto Occhiuto in Calabria. Restano da sciogliere i rebus più delicati: in Campania, dove i nomi in campo sono Edmondo Cirielli (FdI), Giosy Romano (civico gradito a FI) e l’ipotesi Mara Carfagna, e in Puglia, dove Forza Italia spinge per Mauro D’Attis. Il Veneto, invece, resta il dossier più complesso: fuori gioco Luca Zaia per il limite dei mandati, Lega e FdI non hanno ancora trovato un accordo su un successore condiviso.