Israele ha dato il via libera definitivo alla costruzione dell’insediamento noto come “E1”, un progetto urbanistico strategico che, secondo analisti e osservatori internazionali, divide in due la Cisgiordania occupata, ostacolando di fatto la formazione di uno Stato palestinese unitario e contiguo. Il piano è stato fortemente voluto dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, leader dell’estrema destra religiosa, che ha commentato: “Lo Stato palestinese viene cancellato dal tavolo non con slogan, ma con i fatti”.
Parallelamente, è stato approvato anche il piano d’attacco per Gaza City da parte dell’esercito israeliano, con il richiamo di 60mila riservisti “necessari per portare a termine la missione”. Secondo Hamas, dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza sarebbero stati uccisi quasi 19mila bambini. Intanto, l’ambasciata palestinese in Italia accusa Israele di “usare la fame come arma”, denunciando una crisi umanitaria sempre più grave all’interno dell’enclave assediata.
Di fronte a questi sviluppi, è arrivata la ferma condanna dell’Unione Europea. Il Servizio di Azione Esterna dell’Ue ha definito l’insediamento E1 “una violazione del diritto internazionale” e ha invitato Israele a rinunciarvi immediatamente. “La costruzione in questa zona comprometterebbe in modo permanente la contiguità geografica tra Gerusalemme Est occupata e la Cisgiordania – si legge nella nota – recidendo il collegamento tra le regioni settentrionali e meridionali del territorio palestinese”. Bruxelles sottolinea inoltre che la politica israeliana sugli insediamenti, che include demolizioni, sfratti e confische, così come le violenze dei coloni e le operazioni militari, “alimentano una situazione già tesa e compromettono ogni possibilità di pace”.