«Sono un napoletano nato per caso all’estero», diceva di sé Bruno Pesaola, in arte il Petisso: l’uomo che fece sognare la Napoli del calcio anni Sessanta. Malgrado il laurismo Fu ispiratore di un film “’o Molosso nell’Uomo in più, il film d’esordio di Sorrentino – sulla panchina del Napoli che precipitava verso la serie C, dopo essere scivolato in B

Oggi il ” Petisso” avrebbe compiuto 100 anni La sua storia è legata soprattutto al Napoli calcio

Sigarette, whisky e poker. E quel cappotto di cammello che metteva anche in primavera quando cominciavano i primi caldi. È che aveva sempre freddo, anche per questo aveva lasciato Novara,

Arrivato dall’ Argentina il Petisso, il piccoletto, legò la sua carriera calcistica al Napoli. Figlio di un calzolaio marchigiano, Gaetano (che lasciò Montelupone, in provincia di Macerata, nei primi anni venti)[5], e di Inocencia Lema, entrambi emigrati in Argentina. Orfano di padre da giovanissimo, arriva in Italia grazie all’interessamento di un parente italiano[8], con l’intento di rimanervi pochi anni[3]. La prima squadra italiana fu la Roma Con i giallo rossi giocò 90 partite con 20 goal Successivamente giocò a Novara prima di approdare all’ombra del Vesuvio Li trovò giocatori come Amedeo Amedei, Jasse Jepsoon, Vinicio e tanti altri campioni o buoni giocatori Memorabile il 3-2 al Vomero contro la vecchia signora di Sivori e Charles e Boniperti. In quella stagione il Napoli terminò quarto a 6 punti dalla vecchia signore Dopo una stagione 1953-1954 in flessione, Napoli quinti alla fine del campionato a 13 punti di distanza dai campioni d’Italia e con il sesto miglior attacco[45] ed un’altra stagione 1954-1955 in ulteriore flessione (Napoli sesto a dieci punti dai campioni d’Italia con l’ottavo miglior attacco[46]) nel 1955-1956 sorsero problemi tra la squadra e l’allenatore Monzeglio, dovuti alle carenze in difesa che annullavano gli effetti di un gioco della squadra spettacolare[47]. Fu tra i protagonisti del successo casalingo del 6 dicembre 1959, nella gara che segnò l’inaugurazione dello Stadio San Paolo, quando i partenopei vinsero 2-1, sotto gli occhi di Umberto (all’epoca presidente della FIGC) e Gianni Agnelli, sulla Juventus del Trio Magico BonipertiCharlesSívori, in una sfida in cui, secondo il Corriere dello Sport, pur giocando fuori ruolo per un incidente di gioco capitato al compagno di maglia Luís Vinício, riuscì a creare pericoli alle retrovie della formazione piemontese[51]; ne fu anche capitano dal 1953 al 1960, totalizzando 240 presenze con 27 gol[52]. Termina la sua carriera da giocatore a Genoa e Scafati Si stabilisce al Vomero diventando un argentino-napoletano Da giocatore, Carlo Felice Chiesa lo ha definito «geniale nel pennellare cross millimetrici» e sottolinea la bravura nel dribbling e la precisione nel tiro[3  Inizia la carriera da allenatore a Scafati  Poi Savoia . Però viene richiamato dal Napoli del duo Lauro – Fiore conquistando la promozione 1964-1965 e  riporta la squadra in Serie A valorizzando quel Juliano che diventerà storico capitano della squadra[67], convince Sivori a venire al Napoli[68] e conquista inoltre il primo trofeo europeo (la Coppa delle Alpi nel 1966, dopo aver stimolato con un trucco l’aggressività di Omar Sívori[69]) e la porta al secondo posto nel 1968, risultato mai raggiunto prima dalla squadra campana[63] riuscendo a far convivere in squadra due giocatori affermati come Altafini e Sivori Quando vedeva Altafini diceva che lui era più forte dell’argentino e viceversa. Parecchi aneddoti riguardano il Petisso In primis quando convinse Fiore a regalare 5 milioni a Sivori dicendo che l’argentino era arrabbiato per una sconfitta al Poker e divise i soldi con Omar.

L’anno successivo, per via di contestazioni che coinvolgono anche la sua famiglia, tuttavia Pesaola lascia il club campano. Va a Firenze e conquista lo scudetto Uno scudetto che lui come disse dopo la vittoria tricolore lo avrebbe voluto vincere a Napoli. Poi allena il Bologna. Successivamente ritorna calcisticamente a Napoli Qui vinse 976-77 con la vittoria della Coppa di Lega Italo-Inglese, ottenuta grazie ad una vittoria in rimonta sul Southampton detentore della FA Cup[82], con il Napoli continuerà ad avanzare in Coppa delle Coppe giungendo sino alle semifinali contro l’Anderlecht dove, dopo aver vinto la gara d’andata per 1-0[83], subirà al ritorno una sconfitta per 2-0 (con la direzione di gara dell’arbitro Matthewson contestata dalla squadra[83]) che gli precluderà l’accesso in finale. La stagione si conclude con la squadra a metà classifica e Pesaola lascia la società[84].

A cavallo degli anni settanta e ottanta, dapprima è di nuovo a Bologna dal 1977 al 1979, allena poi per una stagione gli ellenici del Panathīnaïkos con cui sfiora la conquista del titolo greco, e torna infine in Italia accasandosi al Siracusa.

Nel 1982-1983 il ritorno al Napoli vinse il suo proprio scudetto  Pesaola con al fianco Gennaro Rambone compie un ‘ impresa memorabile. Pesaola punta su una squadra votata alla difesa del risultato. Nel corso di quella stagione resta famosa l’immagine di Pesaola che abbraccia il rosario prima di un rigore decisivo calciato da Moreno Ferrario[85].

Alla fine tra le lacrime afferma che lui ha vinto il suo scudetto e che per lui la salvezza con il suo Napoli vale la promozione

Allena il Campania Ponticelli, come ultima squadra, nel 1984-1985.

Se da giocatore fu geniale da allenatore fu astuto anche nelle piccole cose La doppia mano fu un ‘icona del suo operato da mister Con una mano indicava di andare avanti e con quella dietro invece invitava i giocatori a tornare Quella era la mano giusta Gran fumatore, le sue dita ingiallite ne sono la testimonianza, e scaramantico Il suo cappotto di Cammello diventò il suo porta fortuna Fu anche ottimo opinionista a Number One prima e Number Two programmi di punta di Canale 34. Fu grande amico di Maradona quando arrivò a Napoli Un argentino-napoletano fu considerato Napoli diventò la sua casa insieme con la moglie Napoli se ha vinto quello che ha vinto è anche grazie a quella miracolosa, sportivamente parlando, promozione insieme con Rambone. Auguri grande Petisso e Grazie

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