La riforma costituzionale sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri ha ottenuto l’approvazione in seconda lettura al Senato, accendendo un durissimo scontro politico tra maggioranza e opposizione. Il provvedimento, sostenuto dal governo e promosso in particolare dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, tornerà ora alla Camera per il prosieguo dell’iter legislativo.

La premier Giorgia Meloni ha celebrato il voto come “un passo importante verso un impegno preso con gli italiani”. In un post social ha parlato di una riforma che mira a rendere il sistema giudiziario “sempre più efficiente, equo e trasparente”. “Il percorso non è ancora concluso, ma confermiamo la nostra determinazione”, ha aggiunto.

Soddisfazione anche da parte del Guardasigilli Carlo Nordio, che ha definito l’approvazione una tappa personale e storica: “È dal 1995 che sostengo questa riforma, quando da magistrato scrissi il mio primo libro sulla giustizia. Oggi realizzo un’aspirazione profonda”.

Il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani ha voluto dedicare il risultato a Silvio Berlusconi, figura politica che a lungo ha cercato una riforma della giustizia: “Una giornata meravigliosa, Berlusconi ha sempre combattuto per questa causa. Oggi ci guarda da lassù”.

L’opposizione insorge: Pd e M5S protestano in Aula

Ma l’opposizione ha reagito con durezza. I senatori del Partito Democratico hanno mostrato la Costituzione a testa in giù in Aula, gridando “vergogna” per denunciare quella che definiscono una “manipolazione dei valori costituzionali”.

Ancora più forte la protesta del Movimento 5 Stelle, che ha esposto cartelli con i volti di Falcone e Borsellino affiancati a Silvio Berlusconi e Licio Gelli (il capo della loggia P2), accompagnati dalla scritta: “Non nel loro nome”. Un messaggio chiaro contro quella che viene percepita come una riforma in contrasto con i valori dell’antimafia.

Il leader M5S Giuseppe Conte ha attaccato frontalmente il governo: “Questa non è una riforma, è un attacco alla giustizia. Mentre i problemi veri – processi lenti, carenze nei tribunali, app che non funzionano – restano irrisolti, il governo mette il guinzaglio ai magistrati. È la realizzazione del sogno di Licio Gelli: meno garanzie per i cittadini, più protezione per i potenti. Ingiustizia è fatta”.

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