Sarà anche una sorpresa, ma Giacomo Raspadori sembra possa finire ai margini del nuovo progetto tecnico-tattico allestito da Conte per affrontare il doppio impegno campionato-Champions League. Cosa farebbe presupporre questa conclusione, comunque prematura, considerando che siamo solo alla prima settimana di ritiro? A rispondere implicitamente ai dubbi sollevati da più parti circa il futuro precario di Jack provvede proprio il mercato condotto finora dal Napoli. L’arrivo di Lang e Lucca, abbinati alla corte spudorata per convincere il Bologna a cedere Ndoye, lascia presagire un uso smodato del 4-3-3. Perciò la direzione sportiva ha cercato di accontentare le richieste dell’allenatore, voglioso di allungare le rotazioni, nonché avere una rosa lunga e omogenea. Sul piano qualitativo, non soltanto in termini squisitamente numerici.
Insomma, in tempo di calciomercato, talvolta l’assurdo diventa regola. Così, un attaccante dall’indole decisamente associativa, con picchi importanti in fase realizzativa e una innata capacità nel legare la manovra all’interno un contesto che se ne priverebbe malvolentieri, è costretto a sopravvivere, invece di vedersi garantito una maglia da titolare. Mentre è facile sottolineare i meriti di Raspadori nella conquista del titolo, in una squadra che nel girone di ritorno si affidava in avanti su due risorse, intelligenti a creare simbiosi ed equilibrio. Quindi, Lukaku riferimento muscolare in verticale, a cavare letteralmente il sangue da ciascuno pallone gli arrivasse, frutto di tracce pulite o passaggi sporchi. E l’ex Sassuolo da “seconda punta” pura, libero di spostarsi sotto al compagno di reparto.
Lecito a questo punto fare un giochino. Immaginare cioè come si inserirebbe Ndoye nel Napoli attuale qualora davvero Manna riuscisse a persuadere il suo omologo in rossoblù, Marco Di Vaio.
Cifra ragionevole o fuori mercato?
Che aggiungere, se non rimarcare come la buona reputazione abbia già preceduto l’eventuale sbarco di Ndoye all’ombra del Vesuvio, contribuendo a creare nei tifosi una certa aspettativa. Sicuramente alta, in linea con la valutazione monstre attribuitagli dai felsinei, che oscilla tra 40 e 45 milioni, parzialmente “alleviata” dall’inserimento del cartellino di Zanoli come contropartita tecnica. Cifra ragionevole o fuori mercato? Rapportata ai prezzi che ci sono in giro oggi, è difficile capirlo veramente. In ogni caso, il club partenopeo si è innamorato follemente di questo svizzero, in grado di muoversi indistintamente su entrambi i lati del campo. Un esterno offensivo ipercinetico, con la fissa per il dribbling nello stretto, ma lontanissimo dai luoghi comuni che vorrebbero le ali abili nel puntare l’uomo un tantino fumose e inconcrete. Troppo innamorate di sé stesse e dell’uno vs uno, per determinare poi in funzione del collettivo. D’altro canto, nel sistema di Italiano è richiesto esplicitamente recupero altissimo e pressione esasperata. Un contesto tattico dove bisogna sacrificarsi con e senza palla per esprimersi ai livelli di intensità massimali pretesi costantemente dall’allenatore. Nondimeno, Ndoye ha mostrato qualità nei fondamentali e gamba tonica. Brillando per continuità di rendimento.
Probabile che Conte lo immagini calato perfettamente nel suo gioco estremamente fluido, arricchito da un mucchio di rotazioni posizionali. Del resto, una delle peculiarità dei Campioni d’Italia rimane il ricorso sistematico alle catene, con sviluppi sull’asse terzino-esterno, che si scambiano i ruoli, offrendosi reciprocamente appoggi e sovrapposizioni. E la fattiva collaborazione della mezzala di parte, con compiti di “terzo uomo”. Uno scenario caratteristico è proprio l’inserimento del centrocampista volto a ricevere lo scarico in profondità. Oppure chiudere il triangolo, dialogando col centravanti, che nel frattempo ha accorciato sulla trequarti. Ecco, in un quadro strategico dove il vertice alto dell’attacco sappia destreggiarsi con bravura (tipo Lukaku o Lucca) spalle alla porta, poter contare su un profilo del calibro dello svizzero allarga in maniera esponenziale le soluzioni offensive degli azzurri. Perché l’Uomo del Salento può schierarlo indistintamente a sinistra, facendolo lavorare a piede invertito. Là palesa istinto per avvicinarsi alla “zona rossa”, convergendo a stringere nell’half space. Ma pure sulla fascia opposta, dove sfrutta con naturalezza l’arto dominante. Ricevendo sulla fascia destra, con gli scarpini praticamente sulla riga di gesso, manco fosse un guardalinee, si apre alla massima ampiezza, assicurandosi lo spazio per creare separazione, allungare sul fondo e crossare.
In definitiva, connessioni e giuste spaziature si apprestano a diventare il nuovo must del Napoli, affinché dalla trequarti in su ciascun giocatore possa occupare zone di campo potenzialmente pericolose, convertendo la fluidità posizionale in una sentenza definitiva favorevole agli azzurri. Allora, l’acquisto di Ndoye sarebbe un segnale di forza e coraggio sparato nei denti della concorrenza, che siano rivali per lo scudetto oppure le “big” d’Europa.
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