Il tempo passa velocissimo nel calcio. Perciò la Juve Stabia, vera rivelazione della scorsa stagione, ricomincia da un altro tecnico, con Pagliuca nel frattempo passato all’Empoli. Nonostante sia un esordiente, Ignazio Abate sbarca in gialloblù con l’intenzione di portare anche in Serie B le sue idee. L’esperienza con la Ternana, globalmente, è andata benino. Però vanno puntualizzate alcune cose: solo premettendo la stranezza di un esonero giunto con la squadra seconda in classifica si può avere la reale dimensione della bontà del suo lavoro. In ogni caso, in Umbria ha dimostrato di poter allenare in un campionato maggiormente competitivo se paragonato al livello del Primavera, dove aveva maturato le prime panchine al Milan. Fatto sta che adesso, con le Vespe, vuole riappropriarsi del maltolto.

Per inclinazione Abate è portato a impostare dal basso, per cui avere un portiere dall’indole associativa, che sappia trovare i compagni, oltre a calciare sul lungo, sarà determinate in situazione di prima uscita. Perciò, pur schierando nominalmente la difesa a 4, nella fase di risalita cambia decisamente scenario. Favorendo, invece, la costruzione che coinvolge l’estremo difensore ed i centrali. Ci sono poche differenze rispetto al modulo di partenza, perché viene concessa ai terzini la libertà di alzarsi sulla linea mediana, per garantire la massima ampiezza. Al contempo, uno dei centrocampisti accorcia in zona palla, collaborando col possessore a consolidare il giropalla. Ovviamente, in caso di 4-2-3-1, l’altro metodista tenderà a smarcarsi in diagonale, dietro la pressione avversaria. Al contrario, se decidesse di optare per un sistema a tre (4-3-3) in mezzo al campo, nel frattempo che il pivote si abbassa, le due mezzali occupano i corridoi intermedi.

Chiaro che a ridurre oppure ampliare la potenzialità di tale soluzione concorre l’atteggiamento della controparte. Se è orientata prevalentemente a controllare gli spazi in maniera conservativa, limitando al minimo le azioni di pressing, allora, saranno proprio le mezzali gialloblù a ricevere negli half space. Da lì, andare in verticale, cercando il taglio degli esterni o imbucare per gli attaccanti, diventerà quasi naturale. Qualora la squadra avversaria dimostrasse una notevole aggressività, si aprirebbe una prospettiva diversa. Insomma, almeno apparentemente è facile immaginare quanto possano impattare i princìpi tattici di Abate sulle sorti della Juve Stabia. E’ importante che i giocatori di qualità vedano il gioco frontalmente, così da cercare connessioni sul breve, funzionali a dominare il palleggio.

Aggressività e riconquista

Fatte queste considerazioni sulla fase di possesso, sorge spontaneo domandarsi come si comporterà la Juve Stabia sottopalla. La preoccupazione riguarda la capacità di esprimere per 90’ una intensità tale da asfissiare l’avversario, visto che l’obiettivo rimane chiudere tracce pulite di passaggio verso la zona centrale. Obbligare, cioè, uno scarico laterale. Quindi, direzionare proprio in quella zona il pressing, cercando di recuperare immediatamente il pallone. Per farlo efficacemente, bisogna avere voglia di sacrificarsi; nonché abilità nelle letture, funzionale a tenere i reparti stretti e corti. Affinché poi la squadra possa muoversi con sintonia, come un blocco granitico, a caccia della palla.

In definitiva, si dice che alla fine gli allenatori “giochisti” riescano sempre a trovare la quadratura alle loro creature: è una massima vera solo fino a un certo punto. Per riuscirci nell’arco di una stagione si deve avere costanza nel rendimento offensivo, oltre a dimostrare quanto sia sostenibile il proprio calcio dal punto di vista difensivo. Ma se Abate dovesse riuscirci, la ricompensa per le sue idee sarebbe veramente interessante.

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